domenica 16 novembre 2014

Le agenzie di stampa lavorano sotto dettatura palestinese?

di Pesach Benson*

Alcuni giorni fa, l'Organizzazione per la liberazione della palestina ha diffidato i giornalisti stranieri dall'impiegare la denominazione "Monte del Tempio" nell loro corrispondenze dai luogi sacri di Gerusalemme. Secondo l'OLP, il luogo sacro dell'ebraismo si troverebbe in territori occupati, per cui ogni riferimento ad esso diverso da Haram al Sharif (traducibile in "santuario nobile") lederebbe le aspirazioni palestinesi.
Il sito è denominato Monte del Tempio (Har HaBayit in ebraico) perché è dove si collocava il Tempio fatto costruire da Salomone e poi da Erode. Ebrei e cristiani conoscono questo luogo con questo nome da millenni, prima che una linea verde intersecasse fittiziamente la Città Santa.
Ora arriva l'OLP e sostiene che "Monte del Tempio" è un nome improprio e politicizzato.
A questo punto mi chiedo se questa breve del corrispondente Reuters Jeffrey Heller è scritto per compiacere i palestinesi, o è soltanto sciatteria. Tenuto conto dell'ammonimento dell'OLP, le mie antenne hanno incominciato a vibrare:

«Il nuovo bagno di sangue è stato alimentato dalle tensioni sull'accesso ai luoghi più sacri di Gerusalemme, controllati dagli israeliani, e definiti dai musulmani "Santuario Nobile", dove si colloca la moschea di Al Aqsa; e indicato dagli ebrei come il monte sul quale una volta si ergeva il tempio biblico».

Se la stampa straniera ha deciso di chiamare quei luoghi con la traduzione inglese del nome suggerito dagli arabi; dovrebbe al tempo stesso utilizzare la traduzione inglese anche della dicitura ebraica. E non favorire una definizione anziché l'altra. Fare esclusivo riferimento alla denominazione araba, come pretende l'OLP, crea una erosione goccia a goccia che allenta progressivamente i legami ebraici con i luoghi santi di Gerusalemme, nella mente delle persone meno informate sui fatti.
E perché riferisci al Monte come semplice luogo più sacro di Gerusalemme? è il luogo più sacro del giudaismo!

A parte la questione di una terminologia fuorviante, si pone una questione di traspoarenza: Heller ha forse inteso uniformarsi allo standard preteso dall'OLP? questa breve voleva essere un primo approccio in questa direzione?
Stiamo discutendo di Reuters, famigerata perché un suo elevato esponente, dopo l'11 settembre, ebbe l'ardire di sentenziare «quello che per alcuni è un terrorista, per altri è un combattente per la libertà». È la stessa agenzia di stampa che nel 2004 ebbe un diverbio con CanWest, quando quest'ultima aggiunge l'aggettivo "terrorista" ad una notizia rilasciata da Reuters. Che obiettò, precisando che la parola che incomincia con la lettera "t" avrebbe messo in pericolo i propri corrispondenti. Il che confermò come Reuters fa di tutto per non contrariare i terroristi.
E comunque, Reuters non è l'unica agenzia di stampa sotto i riflettori per essersi schiacciata sulle direttive dell'OLP. In risposta ad una corrispondenza di AFP, così Matthew Kalman replicava con sarcasmo:

Tornando al punto iniziale, vorremmo chiedere a Jeffrey Heller: è stato un articolo infelice? o stai consentendo all'OLP di scrivere per te gli articoli che compariranno sulla Reuters?

* Is The PLO Dictating Reuters Content?
su HonestReporting.com.

2 commenti:

  1. Forse ti è sfuggita la notizia di Udo Ulfklotte, che scrivendo alla FAZ, confessa di aver scritto sotto dittatura della CIA... Veramente ha dell’osceno e inaudito l’attribuire ai palestinesi quel potere di influenza dei media che è sempre venuto da ben altri parti... All’indecenza non vi è limite...

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    1. Per quanto si impegni, questo blog è troppo piccolo per occuparsi di tutti i condizionamenti della stampa, ma sono sicuro che su Blogspot ci saranno tanti "anti" che nell'ombra in cui operano sveleranno oscure trame.
      Mica attribuisco alcunché ai poveri palestinesi: è il leader, dei palestinesi "moderati", che si è preso la briga di mandare la velina mafiosa alle agenzie, che prontamente si sono adeguate.

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