giovedì 27 giugno 2013

Israele risponde all'emergenza umanitaria in Siria. E il resto del mondo?

Il Syrian Observatory for Human Rights (SOHR), ONG per i diritti umani, denuncia un traguardo a dire poco deprimente: dall'inizio della guerra civile in Siria, il 18 marzo di due anni fa, i morti hanno raggiunto la macabra cifra di 100.000 persone. Le vittime includono 36.661 civili, di cui 5.144 bambini. Interminabile il conteggio di feriti, dispersi, e profughi (non meno di un milione. Non così fortunati da poter millantare una remota discendenza "palestinese" del 1948: per quelli l'ONU prevede un'agenzia apposita, con sontuoso budget...).
La comunità internazionale resta a guardare. Non capisce bene le cause e i motivi di questo drammatico conflitto. Scorge i "cattivi" da una parte, e i "cattivissimi" dall'altra, e preferisce occuparsi d'altro; ben assecondata in questa dai media, che preferiscono celebrare il vincitore di Arab Idol che documentare il genocidio siriano. D'altro canto, dopo decenni in cui è stato riferito loro che le cause di tutti i guai del Medio Oriente è il conflitto arabo-israeliano, un pizzico di confusione e smarrimento è immaginabile.
Ciò non toglie che proprio Israele sia in prima linea nel fornire soccorso ai feriti dalla repressione di Assad. Ogni giorno negli ospedali settentrionali dello stato ebraico sopraggiungono siriani in condizioni critiche, con ferite diffuse all'addome, al petto, alla testa e agli arti. Accantonando lo stato di guerra fra Israele e Siria (dopo la Guerra dei Sei Giorni non è mai stato sottoscritto un trattato di pace; a differenza di quanto fatto da Gerusalemme negli anni successivi con Egitto e Giordania), dall'inizio dell'anno 50 persone hanno attraversato il confine per entrare in Israele e beneficiare di complesse operazioni chirurgiche. Il personale medico ignora nazionalità, etnia e religione dei pazienti, nonché il fronte sul quale combattono: si può trattare di soldati di Assad, civili vittime dei bombardamenti del regime o membri delle varie organizzazioni terroristiche (salafiti, esponenti di Al Qaeda; persino miliziani di Hezbollah o militari inviati dall'Iran a supporto del governo di Damasco) che insanguinano il paese in questo momento. Le condizioni critiche in cui generalmente versano rimandano le domande ad un secondo momento.

Ieri mattina sono stati ammessi allo Ziv Medical Center due minorenni, di 9 e 15 anni, con ferite da scheggia su tutto il corpo. Ad inizio settimana è stata curata a Nahariya una ragazza siriana di 13 anni, e la settimana scorsa una ragazza di 16 anni. Di recente l'esercito con la stella di David ha predisposto un ospedale da campo nei pressi del confine con la Siria, sulle Alture del Golan, per fornire un primo soccorso ai feriti.

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