martedì 25 giugno 2013

Palestina (futuro) stato razzista

La Palestina non è ancora uno stato; e chissà se mai lo sarà: questa dirigenza pensa soltanto alla sua perpetrazione eterna. Emblematiche le dimissioni del neo primo ministro dopo nemmeno tre settimane di (tentativo di) governo. Il povero e mite Rami Hamdallah, constatata l'incapacità di muoversi in autonomia rispetto all'ingombrante presidente Abu Mazen, ha sbattuto la porta dell'Esecutivo di Ramallah, denunciando apertamente la situazione di "conflitto, confusione e corruzione" regnante nell'autorità palestinese, in un annuncio su Twitter che ha fatto discutere, e che ha ricordato i reali motivi dell'allontanamento di Salam Fayyad, persona "perbene", apprezzata in Occidente, e in eterno conflitto e contrasto con le ambizioni fameliche del leader dell'OLP.
La Palestina non è ancora uno stato, si diceva; ma si comporta peggio del peggior stato al mondo, in quanto ad intolleranza, razzismo e acceso antisemitismo. Come è noto, Abu Mazen ha testualmente precisato che nel futuro stato palestinese non saranno ammessi ebrei: uno stato "judenrein", che sollecita foschi ricordi. Probabilmente inconsciamente gioca un ruolo l'analogo trattamento subito altrove dai palestinesi. Soltanto nel 2010 il Libano ha emendato una vecchia legge che vieta l'accesso dei 450.000 palestinesi ospitati da decenni in luridi campi profughi, a ben venti diverse professioni. Dopo tre anni, quella promessa è rimasta lettera morta: i palestinesi residenti da 60 anni nel paese dei cedri, lontani discendenti di coloro che furono convinti dagli stati arabi confinanti ad abbandonare il neonato stato di Israele, sono cittadini di serie C: non ottengono facilmente un permesso di lavoro, non accedono alla sanità pubblica, ne' all'istruzione statale; non possono svolgere la professione di medico, di avvocato, di ingegnere o di contabile. Uno stridente contrasto rispetto al vicino Israele, che ammette e apprezza la presenza di cittadini arabi o di origine araba nelle professioni; come ha dovuto a malincuore riconoscere lo stesso ministro della sanità palestinese, in visita qualche giorno fa al più importante ospedale di Gerusalemme.
L'astio e il rancore masticato dalla dirigenza palestinese assume contorni talvolta urtanti, talaltra ridicoli. Il povero John F. Kerry, mediocre segretario di Stato della II amministrazione Obama, in visita ripetuta in Medio Oriente nel vano tentativo di sollecitare la dirigenza palestinese a perseguire un accordo di pace con gli israeliani, dovrà stare ben attento alla composizione della sua delegazione in missione a Ramallah, sede dell'autorità palestinese: «accettiamo di incontrarvi a condizione che non vi siano fra voi ebrei». E' il diktat riportato in questi giorni nel West Bank da parte dei funzionari dell'AP nei confronti degli sgomenti delegati americani. Una arroganza che malcela il becero razzismo imperante nel West Bank. Il che non impedisce una volta l'anno a festanti palestinesi di raggiungere gioiosi le città e le coste del vicino Israele, in occasione delle festività del Ramadan.
Chissà, forse la popolazione è più intelligente della classe politica. Ma purtroppo gli accordi di pace si sottoscrivono con quest'ultima.

3 commenti:

  1. Due precisazioni. La prima è che in un eventuale stato palestinese non solo non saranno ammessi ebrei, ma non saranno ammessi neanche i cosiddetti profughi palestinesi, anche questo è stato detto chiaramente: quelli devono andare in Israele. L'altra è che le professioni non consentite ai palestinesi in Libano sono settantacinque, come puoi leggere alla fine di questo post: http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/05/19/sabra_e_chatila.html (se hai tempo leggi anche i commenti: sono interessanti e soprattutto istruttivi).

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  2. In compenso però a Gaza Hamas è talmente affezionata ai palestinesi, da impedire loro di lasciare la Striscia. Fosse anche la massima dirigenza.

    Bizzarro. Una volta si diceva che Israele mantenesse sotto assedio l'enclave palestinese. Oggi, ad 8 anni dallo sgombero incondizionato ordinato da Sharon, è Hamas che tiene in ostaggio tutti i palestinesi. Ma, chissà perché, nessuno ne parla.
    Forse perché impegnati a celebrare il vincitore di Arab Idol...

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  3. A proposito di ciò che accade a Ramallah:

    http://www.ilfoglio.it/zakor/1035

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