I guai per Hamas non finiscono qui: prende consistenza a Gaza il movimento "Tamarod" (ribelli), costola ideale della movimento che al Cairo hanno messo nell'angolo la presidenza Morsi, inducendo l'esercito ad assecondare il malcontento generale per la deriva islamista in Egitto. I giovani Tamarod di Gaza premono per indurre la caduta del movimento fondamentalista islamico che governa nel terrore la Striscia. Come riporta Arutz Sheva, che cita l'agenzia di stampa palestinese Maan, il gruppo denuncia le torture, le esecuzioni, la corruzione e il contrabbando a cui è dedita Hamas.
I Tamarod stanno organizzando una mobilitazione generale per il prossimo 11 novembre. L'adesione ha già raccolto oltre 32.000 adesioni scritte. Il video diffuso in questi giorni sembra indurre ad un paterno sorriso, data la giovane età degli oppositori al regime islamico. Ma non la pensano alla stessa maniera i gerarchi di Hamas, che l'altro ieri ha arrestato quattro persone, accusate di collaborazionismo (con l'Egitto, questa volta; la forca non ostenterà accusati di spionaggio a favore del "regime sionista"). La triste sorte a cui questi ragazzi appaiono destinati, malcela il nervosismo e la tensione accumulata fra le file di Hamas, in difficoltà finanziaria per la reiterata ostilità del vicino Egitto, nell'impossibilità di praticare il contrabbando mediante i famigerati tunnel clandestini, e tuttora alle prese con il blocco navale israeliano che impedisce efficacemente l'arrivo via mare di armi e munizioni. Il ridimensionamento del movimento terroristico va di pari passo con l'ombra che copre l'emirato del Qatar, surclassato strategicamente nei fatti recenti dall'Arabia Saudita, principale sponsor della restaurazione in Egitto.
Hamas guadagnava dai 10 ai 30 milioni al mese dalle "imposte" (di fatto, una tangente) che imponeva sulle merci importate clandestinamente dall'Egitto, e pervenute nella Striscia mediante i tunnel. Una quota consistente degli 800 milioni di dollari del bilancio ufficiale dell'enclave palestinese. Il crollo delle entrate sta provocando un crescente malcontento nella popolazione, con lo stato sociale ridimensionato, e i numerosi dipendenti pubblici che subiscono drastici tagli nelle retribuzioni. Fino a due anni fa Hamas manteneva buoni rapporti con il regime degli ayatollah in Iran, ma il rifiuto di sostenere la repressione siriana appoggiata da Teheran, dopo l'evidenza di centinaia di palestinesi uccisi da Assad, hanno allontanato il movimento terroristico islamico dagli sciiti iraniani. E il sostegno promesso dal Qatar, e ben rappresentato addirittura dalla visita di stato dell'emiro padre dell'attuale regnante, è messo in dubbio dalla crescente pressioni che Doha subisce ad opera degli altri stati arabi, irritati per l'appoggio concesso ad Hamas e a monte alla Fratellanza Musulmana.
Vedremo se il popolo palestinese insorgerà contro Hamas. Ma sarà meglio non farsi troppe illusioni: i Tamarod di Gaza hanno in astio i fondamentalisti islamici, ma non nutrono alcuna simpatia per Israele.
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