di Dexter Van Zile*
Soltanto dieci anni fa la propaganda palestinese architettò una delle più grandi truffe dell'era moderna: convinsero persone altrimenti ragionevoli che la colpa della "seconda intifada" era da far ricadere su Israele, e che l'antisemitismo palestinese era una conseguenza - e non una causa - delle loro sofferenze.
In parte questo raggiro fu architettato trasmettendo le immagini di Mohammad Al Durah, un ragazzo palestinese che si disse fosse stato ucciso nel 2000 dagli israeliani nell'ambito di un conflitto a fuoco con i palestinesi. Il video diffuso lasciava intendere che Al Dura fosse morto, e che fosse colpa dell'IDF: ciò consegnò all'opinione pubblica - e agli europei, in particolare - il pretesto occorrente per credere che gli israeliani non fossero diversi dai nazisti che ammazzavano i bambini, e che pertanto non erano più meritevoli delle simpatie beneficiate a causa dell'Olocausto (non è un caso che in Francia, dove fu montato il video della presunta uccisione di Al Dura, oggi sperimenta un esodo senza precedenti di ebrei, in fuga dall'odio antisemita che sta attraversando tutto il paese).
Più avanti, la storia di Al Dura beneficiò di ulteriori aggiornamenti che la resero inverosimile: era impossibile che gli israeliani dalla loro posizione avessero potuto scagliare un colpo capace di colpire il ragazzo. E non aiutava la causa palestinese quel frammento del video, reso noto successivamente, in cui il ragazzo alzava la testa per rendersi conto di cosa stesse succedendo, dopo la sua "morte". Quell'episodio iniziò a risvegliare le coscienze circa l'abitudine dei "giornalisti" filopalestinesi di montare le immagini per simulare situazioni imbarazzanti per Israele, nel tentativo di demonizzare lo stato ebraico.
Nacque così "Pallywood". Una fonte molto interessante a tal proposito è Second Draft, il blod di Richard Landes. Valido anche l'Al Dura Project. Philipe Karsenty ha dedicato tutta la sua vita a svelare quella bufala. Ora che Pallywood è entrato a far parte del lessico globale, i tentativi recenti dei propagandisti palestinesi di guadagnare simpatia per la propria causa, sono naufragati miseramente, malgrado essi facciano di tutto per mettere su rappresentazioni in cui i palestinesi siano mostrati sofferenti e vittima dei soprusi israeliani.
Ma la maggior parte di questi tentativi cade nel vuoto. Senza mostrare al mondo le condizioni di vita problematiche per i palestinesi che vivono nel West Bank, a causa della bancarotta morale e intellettuale della dirigenza palestinese, che incoraggia una frenesia antisemita che attanaglia tutta la società palestinese.
Questa schizofrenia si è manifestata appieno durante la recente visitia di Papa Franceso a Betlemme. Prima della visita, l'Autorità Palestinese ha decorato i palazzi nei pressi di Manger Square con grottesche immagini moderne che raffiguravano israeliani e palestinesi, inseriti in raffigurazioni di scene bibliche. Una delle immagini più ripugnanti mostrava un soldato israeliano con la sua mano sulla bocca di Isacco. Queste e altre raffigurazioni hanno provocato la legittima critica di chi ha giustamente rilevato come le immagini bibliche siano state strumentalizzate per offendere lo stato ebraico. Ma per quanto offensive siano state queste immagini, di sicuro è ben difficile che abbiano sortito l'effetto di far guadagnare punti alla "causa palestinese".
Semplicemente, erano immagini stravaganti, di cattivo gusto e sopra le righe. Per l'uomo della strada, quelle immagini fornivano un chiaro messaggio: «Questa è una città di pazzi. Entrate a vostro rischio e pericolo». Chi altro al mondo potrebbe mai pensare che esporre quelle immagini mistificatorie sarebbe una buona idea? potrebbero urtare la suscettibilità dei palestinesi che da decenni sono esposti a queste campagne di delegittimazione antisemita, condotte dalle televisioni dell'AP e di Hamas; ma al di fuori dei territori palestinesi, immagini di questa fattura dicono molto di più di chi le ha concepite, che non delle persone che si intenderebbe bersagliare. Sono immagini disgutose. Non è il modo più appropriato per rappresentare la propria città agli occhi del più autorevole visitatore al mondo. Ma l'AP agisce in questo modo.
E poi c'è l'immagine di Papa Francesco che prega davanti alla barriera di sicurezza, deturpata da graffiti, che arrivavano a sostenere che Betlemme era come il Ghetto di Varsavia. È stato subito chiaro che quelle scritte erano state dipinte sul muro subito prima della visita di Bergoglio. Ancora una volta: si offende gli israeliani e la sensibilità ebraica, e si sprona i palestinesi, incoraggiati a detestare gli ebrei e a biasimare gli israeliani per le loro sofferenze. Ma affermare che Betlemme è come il Ghetto di Varsavia non è soltanto antisemita: è semplicemente idiota.
Non sorpende che questa foto è stata scattata in prossimità del campo profughi di Aida, dove ha sede l'Al Rowwad Center. Qui ho tenuto un discorso nel 2012, durante il quale un delegato mi rivelò che l'istituto insegnava ai bambini palestinesi ad usare l'arte come mezzo per contrastare la "occupazione". La chiamavano "resistenza elegante". Mi diceva che è l'unico modo affinché il messaggio sia divulgato, dal momento che gli israeliani controllavano tutti i media.
Un altro tentativo di creazione di un simbolo si è manifestato la scorsa settimana, quando il padre di un giovane dichiarato colpito da un soldato israeliano a Betunia in occasione del Nakba Day del 16 maggio, si è fatto fotografare con un proiettile fra le dita, e ha affermato ad un cronista della CNN che quello è il proiettile che ha ucciso suo figlio. Un'immagine senza dubbio d'impatto, ma falsa. Non esiste alcun proiettile in grado di trapassare il petto, uscendo completamente intatto, come il padre voleva far credere. Un proiettile che trapassa il petto esce deformato e frantumato.
La CNN se l'é bevuta. I soliti sospetti stanno diffondendo la notizia, e le presunte uccisioni si sono moltiplicate su Youtube, ma è sin troppo chiaro che si tratta di messinscene simili alla storiella raccontata dall'anziano palestinese di Betunia. Per questo la storia non ha avuto un'eco simile a quella di cui avrebbe beneficiato durante la Seconda Intifada.
Sono passati i tempi di Mohammad Al Durah, quando la propaganda filopalestinese poteva organizzare una finta sparatoria, diffondendo immagini che infiammavano tutto il mondo antisemita. Ai giorni d'oggi, il messaggio inoltrato dai palestinesi anti-israeliani non si diffonde. In parte perché altre crisi - come le esecuzioni col gas della popolazione civile da parte di Assad in Siria, il sequestro di 300 ragazze da parte di Boko Haram in Nigeria e l'invasione da parte di Putin dell'Ucraina - catturano più facilmente l'attenzione dell'opinione pubblica. Il concetto che i palestinesi siano i pover indifesi del Medio Oriente, le cui sofferenze rappresentano una ferita per tutta l'umanità; non attecchiscono più. Sempre più gente realizza che le sofferenze dei palestinesi sono in buona misura auto-provocate.
Questo non vuol dire che decenni di antisionismo, sconfinante spesso nell'antisemitismo, non abbiano lasciato il segno. Gli attacchi nei confronti degli ebrei in Europa sono il frutto dell'odio disseminato in precedenza dalla dirigenza palestinese, prima durante e dopo la Seconda Intifada. Il fuoco acceso dalla propaganda palestinese nell'ultimo decennio continua a bruciare, con conseguenze spesso letali. Per dirla tutta la propaganda palestinese nel West Bank gode ancora di sostenitori in Occidente. Charles Enderlin, il giornalista che diffuse in Francia il video della falsa uccisione di Al Dura nel 2000, dovrebbe fornire molte risposte. Gli ebrei sono ancora in fuga dall'odio che Enderlin ha aiutare a diffondere.
Ma questo è niente, in confronto all'odio che circola nella stessa società palestinese. Nel mentire al mondo circa le cause delle sofferenze del popolo palestinese, la dirigenza mente a se' stessa e al popolo che guida. Il messaggio anti-israeliano e anti-ebraico che hanno promosso nei confronti dell'Occidente negli ultimi decenni, rivela che chi abita nel West Bank e a Gaza è lontanissimo dal fondare e mantenere una democrazia, vivendo in pace con Israele e interagendo con tutto il mondo. Essi vivono in un inferno creato da essi stessi. Il risultato finale sarà un disastro per i palestinesi e per tutto il mondo.
* Palestinian Propagandists are Losing Their Touch
su The Algemeiner.
Nessun commento:
Posta un commento