domenica 5 giugno 2016
A Gaza «la vita è bella»
«La vita a Gaza è bella. Siamo tutti felici. Gaza è sicura e non ci sono ne' oppressori, ne' oppressi».
Lo ha dichiarato venerdì non un sospettato di simpatie per l'hasbara, ne' un ministro oltranzista di Gerusalemme; bensì, nel corso di un sermone, addirittura il leader di Hamas Ismail Haniyeh. E poiché il consumo di alcool da queste parti è ufficialmente bandito, c'è da ritenere che credesse sinceramente in ciò che ha affermato.
Per cui delle due, una: o chi si lagna per le condizioni difficili in cui versano gli abitanti della Striscia di Gaza dispone di informazioni fasulle o quantomeno datate (la popolazione palestinese è tristemente ai primi posti al mondo per tasso di obesità, e di nuovi invitanti ristoranti se ne aprono a cadenza settimanale); o Haniyeh si è divertito a prendere biecamente per i fondelli la popolazione che vive sotto il regime terrorista da ormai dieci anni.
E infatti le reazioni non hanno tardato a manifestarsi; se "reazione" può definirsi una sommessa lamentela circolata in modo carsico in queste ore. Su Twitter un gruppo di oppositori al regime ha lanciato una campagna dall'hashtag #WhatIsWonderful?, sottolineando il profondo distacco fra il benessere vissuto e ostentato dal regime terrorista e da gerarchi e gerarchetti che orbitano attorno ad Hamas; e le condizioni non drammatiche ma certamente dure in cui tuttora versa la maggior parte della popolazione, nonostante le massicce donazioni finanziarie - oltre 16 miliardi di dollari, soltanto negli ultimi sette anni - giunte da Europa e Stati Uniti (e piovute sistematicamente nelle solite tasche).
Difatti, non accenna a diminuire la febbrile opera di costruzione di tunnel che nelle intenzioni del movimento terrorista palestinese dovrebbe portare la morte direttamente nelle case delle famiglie israeliane. Ogni tunnel costa all'incirca 3 milioni di dollari. Con i materiali impiegati nella costruzione, potrebbero essere costruite 86 case, 6 scuole e 19 cliniche.
Pochi giorni fa, Hamas ha eseguito pubblicamente - per fucilazione ed impiccagione - la condanna a morte di tre palestinesi. Secondo il Palestinian Centre for Human Rights (PCHR), dei 170 palestinesi condannati a morte da quando è stata istituita l'Autorità Nazionale Palestinese nel 1994, circa 30 hanno perso la vita a Gaza; dieci soltanto quest'anno.
Comodo stigmatizzare l'operato di Hamas, chiedendo che dopo dieci anni cessi il regime che governa nel terrore la Striscia di Gaza; dal comodo della propria poltrona...
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