Le continue e crescenti minacce allo stato israeliano hanno spinto il ministero della difesa e l'esercito a rafforzare i confini con una barriera difensiva finalizzata ad evitare incursioni terroristiche e penetrazioni illegali nello stato ebraico. Dopo la caduta di Mubarak il Sinai egiziano è infestato da bande di terroristi legati ad Al Qaeda, che organizzano attentati ai danni della popolazione civile dello stato ebraico, le aggressioni da Gaza procedono a ritmo quotidiano, e le stragi perpetrate dal West Bank sono state ridimensionate negli anni proprio grazie alla barriera difensiva al confine con Israele.
La costruzione di questa barriera - una "strada" di filo spinato di cinque metri, e altamente tecnologica, procede alacremente sul confine meridionale con l'Egitto. A giugno, un operaio - arabo israeliano - è rimasto vittima di un attentato mentre lavorava alla costruzione della barriera, lunga ormai 150 chilometri, e che proteggerà Israele sul confine con l'Egitto entro la fine dell'anno.
L'efficacia contenitiva di questa barriera ha spinto ora diversi stati a studiarne le caratteristiche e ad implementarla al proprio interno. L'India, che ha pagato un prezzo di sangue elevatissimo prima e dopo l'attentato di Mumbai del 2008 - sta valutando una soluzione simile al confine con il Pakistan. E anche gli Stati Uniti, alle prese con un confine messicano solcato sistematicamente illegalmente, meditano di adottare una soluzione simile a quella israeliana. Fatta di filo spinato, ma anche di un sistema di radar che segnalano le potenziali minacce e le eventuali violazioni in tempo per evitare che esse provochino nuove vittime.
Facile ipotizzare che il successo di questa iniziativa, e il favorevole riscontro internazionale, attirino gli strali degli odiatori di Israele, frustrati da questa efficace misura contenitiva delle aggressioni terroristiche.
Fonte: Jerusalem Post
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