Si fa fatica a trovare ancora gente disposta ad affermare che la Striscia di Gaza sia una "prigione a cielo aperto", come si sentiva fino a qualche anno fa. Il blocco navale al largo delle coste è stato giudicato legittimo da una commissione ONU, peraltro mai tenera con Israele per la sua composizione a prevalenza "non allineata"; ciò ovviamente non impedisce le attività ittiche nelle acque limitrofe. Il problema è rappresentato soprattutto dall'ostilità strisciante del vicino Egitto: malgrado Hamas, che governa nel terrore la Striscia dal 2007, sia una filiazione dei Fratelli Musulmani ora al potere al Cairo, si moltiplicano gli atti di ostilità nei confronti dell'enclave palestinese. Il valico di Rafah spesso e volentieri risulta chiuso per futili motivi, mentre l'esercito ostenta con orgoglio la distruzione con tutti i mezzi dei tunnel che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza. Per fortuna generi alimentari, medicinali, materiali da costruzione, abiti e beni di prima (e seconda) necessità entrano a Gaza per il tramite dei valichi israeliani di Erez e Kerem Shalom.
Naturalmente la vita a Gaza non per tutti facile. Il reddito pro-capite è ancora basso; in linea peraltro con tutti gli stati del Medio Oriente che non dispongono della fortuna di galleggiare sul petrolio. Ma quella che mostriamo qui non è il frutto di una allucinazione: nonostante la retorica sulla "prigione a cielo aperto" gli orefici e i rivenditori di gioielli sono sempre più numerori nella Striscia, come testimoniano le immagini. Qualcuno avrà pensato: con i turisti che possono godere dei lussuosi alberghi a cinque stelle che si affacciano qui sul Mediterraneo, perché non offrire loro la possibilità di togliersi qualche costoso sfizio?
Fonte: Israellycool.
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