Se le premesse sono queste, non c'è motivo per ritenere che questi negoziati di pace si risolveranno diversamente dai tentativi infruttuosi del passato.
In un'intervista alla Reuters, il presidente dell'OLP, dell'ANP, del Fatah, e insomma il padre-padrone dei palestinesi, sponda West Bank ('che nella Striscia di Gaza proprio non ci pensa a mettervi piede. A proposito? si parlerà di Gaza nei colloqui a Washington? o lo consederiamo di fatto un nuovo stato, come testimoniato dalle recenti visite - di Stato - di alcuni leader arabi alla corte di Hamas?), ha dichiarato testualmente che non un solo israeliano metterà piede nel futuro stato palestinese. Non solo: secondo Abu Mazen tutti i territori contesi dopo la Guerra dei Sei Giorni sarebbero illegittimamente occupati: dunque anche la città vecchia di Gerusalemme, strappata dopo 19 anni dagli israeliani all'occupazione giordana. Tutti i territori al di là della famosa Linea Verde, insomma. In spregio agli accordi armistiziali del 1949, che chiarirono inequivocabilmente che quei territori sarebbero stati assegnati dopo negoziati fra Gerusalemme e le potenze arabe che all'epoca aggredirono il neonato stato ebraico (all'epoca, come noto, i palestinesi ancora non esistevano).
Constatata la natura vacanziera del contingente di pace installata dall'ONU nel sud del Libano, Abu Mazen solleciterebbe una forza di interposizione in un'area cuscinetto al confine fra Israele e "Palestina", ed escluderebbe una presenza militare israeliana lungo la sponda occidentale del Giordano, atta a prevenire nuove minacce dagli stati arabi confinanti. Non ve ne sarebbe il bisogno, sembra di sentirlo confortare. E magari, qualcuno sarebbe anche indotto a credervi...
E dire che in Israele risiede oltre un milione di arabi, perfettamente integrati e con tutti i diritti dei cittadini israeliani. Un consistente numero di palestinesi entra ogni giorno nello stato ebraico per lavoro; e durante il mese corrente di Ramadan molti palestinesi del West Bank viaggiano in Israele per goderne delle spiagge; perpetrando una allegra tradizione in essere ormai da alcuni anni.
La Palestina, quando nascerà, sarà dunque caratterizzata da un disgustoso razzismo. Così vuole il suo "padre fondatore". Cosa direbbe il mondo civile se a Gerusalemme esclamassero: «In Israele d'ora in poi non ci deve essere più nemmeno un palestinese»?
Nel frattempo il governo israeliano moltiplica gli sforzi per far pervenire a Gaza sempre più viveri, generi di prima e seconda necessità, medicinali e materiali da costruzione. L'esercito egiziano ha distrutto l'80% del migliaio abbondante di tunnel che collegavano l'Egitto alla Striscia di Gaza, adesso sotto assedio. Il Cairo accusa apertamente i terroristi residenti nell'enclave palestinese di penetrare in Egitto attraverso il deserto del Sinai; una accusa fondata: uno di questi commando sarebbe l'artefice della scarcerazione dell'ex presidente Morsi, detenuto assieme ad altri esponenti dei Fratelli Musulmani ai tempi del regime di Mubarak.
Dalla defenestrazione di Morsi, il numero di autoarticolati che attraversa i valichi israeliani di Erez e Kerem Shalom è cresciuto da meno di 250 a più di 280 al giorno, spiega YNet oggi. Fino ad ora, il regime di Hamas ha cercato di contenere le donazioni di carburante e altri generi dal vicino Israele un po' per ragioni di prestigio, e un po' (soprattutto: quando ha dovuto provvedere alla fornitura di preziose cure mediche al cognato, il primo ministro Ismail Haniyeh non ha esitato a spedirlo in una clinica cardiologica "sionista") per la lucrosa cresta che fino ad ora praticava sulle merci che entravano clandestinamente dall'Egitto per il tramite dei tunnel sotterranei.
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