mercoledì 3 dicembre 2014

Hamas recluta pescatori e muratori per la prossima guerra di Gaza

Dopo aver dilapidato miliardi di euro nel vano tentativo di persuadere i palestinesi ad intavolare finalmente negoziati di pace con gli israeliani, l'Europa decide di firmare una nuova cambiale in bianco riconoscendo preventivamente uno stato lungi dall'essersi costituito; privo di un governo, privo di confini definiti e definitivi, privo di un'economia e persino di una moneta; e soprattutto privo della volontà di vivere in pace con tutti gli stati confinanti, nessuno escluso.
Ma su una cosa sono imbattibili i palestinesi: nell'arte di dissimulare, trafficare e tradire la fiducia dei malcapitati disposti a fornirgliela. Hamas non ha rimpianto per molto la distruzione dei tunnel sotterranei che collegavano la Striscia di Gaza all'Egitto, e che fornivano cospicue entrate grazie alla lucrosa cresta praticata sulle merci in transito. Quell'opera di demolizione, è vero, è costata la vita a centinaia di ignari palestinesi, fatalmente sorpresi dall'allagamento praticato con acque di fogna, dalla demolizione con le ruspe e dai bombardamenti dell'aviazione del Cairo mentre contrabbandavano; ma la vita terrena è un concetto relativo e secondario, davanti al conseguimento dell'Obiettivo Supremo della distruzione dell'odiato nemico ebraico. Così, si apprende che Hamas sta attivamente collaborando con la filiale giordana dei Fratelli Musulmani per trafugare armi nel West Bank e a Gaza.
Per l'occasione, l'organizzazione terroristica ha assoldato 20 pescatori, incaricati di portare le armi a Gaza. La conferma giunge da Hussam Bakr, pescatore palestinese, il quale ha confessato di essere stato reclutato da Hamas, dopo aver subito adeguato "trattamento persuasorio". Bakr ha spiegato di aver ricevuto precise istruzioni, inclusa quella di gettare in mare il carico di armi e munizioni qualora l'imbarcazione fosse stata avvicinata da mezzi della guardia costiera egiziana o israeliana, alla quale i pescatori avrebbero dovuto mostrare sconsolatamente le loro reti povere di pescato: colpa dei sionisti, ovviamente.
La polizia di Giordania nel frattempo ha arrestato 21 esponenti dei Fratelli Musulmani, sorpresi ad organizzare un tentativo di ingresso nel West Bank, carichi di denaro e armi. Le operazioni sarebbero state architettate attraverso il quartier generale che Hamas avrebbe stabilito in Turchia, malgrado le seccate smentite di Ankara.

Questi episodi sono sporadici, e non tolgono la buona fede dei palestinesi, argomenteranno le anime pie. Può essere. Ma affidare ad Hamas il compito di ricostruire Gaza, equivale ad assegnare ad un pedofilo la sorveglianza di una scolaresca, o consegnare ad un alcolizzato le chiavi della cantina. L'Occidente ha provveduto ad un generoso lavaggio di coscienza, organizzando una megaconferenza al Cairo, dove è stato stanziato un ammontare gigantesco di donazioni: oltre 5 miliardi di dollari. Abbastanza per fare dell'enclave palestinese l'equivalente mediterraneo di Singapore. Sempreché tutto quel denaro fosse impiegato per le finalità previste. Certo, Bruxelles ha disposto che la gestione della ricostruzione fosse affidata a quel galantuomo incorruttibile di Abu Mazen ma, si sa, a Gaza gli uomini di Al Fatah non sono benvenuti e tendono a cadere d'improvviso dai tetti dei palazzi. Alla fine, Hamas ha tanto insistito che ha finito per mettere le mani sui fondi per la ricostruzione.
Ma siccome gli occidentali, oltre ad avere un passato colonialista per il quale non smetteranno mai di vergognarsi, sono malfidati; ecco che anziché inviare denaro contante, inviano centinaia di tonnellate di cemento: i materiali da costruzione non si possono mica versare in banca, sapete?
E Hamas che ti fa? la denuncia proviene da un giornalista palestinese, che dichiara stizzito (deve aver perso casa, precedentemente requisita da Hamas, in un bombardamento...): «Il cemento giunge a Gaza mediante i canali delle Nazioni Unite, ma viene rivenduto sul mercato nero non appena entra nei magazzini». Se non bastasse, il "ministero delle Finanze" di Gaza, retto da Hamas, ha iniziato ad imporre un dazio per ogni tonnellata di cemento che giunge a Gaza; questa volta la denuncia provenendo direttamente dalla stizzita Autorità Palestinese (brucia trovare qualcuno più corrotto di te). In tutto questo contesto i funzionari delle Nazioni Unite si sono cautamente defilati, il che assicura che cemento e calcestruzzo sono già impiegati nella costruzione di nuove gallerie del terrore. Hamas sta sperimentando nuovi razzi a media gittata, e freme all'idea di tornare a colpire Tel Aviv. L'infrastruttura di supporto bellico non può attendere altri impieghi dei materiali da costruzione provenienti da Occidente.

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