giovedì 15 ottobre 2015

Chi sono i nuovi terroristi palestinesi


di Bassam Tawil*

Negli ultimi giorni ho avuto modo di visitare le abitazioni di alcune persone coinvolte nella recente ondata di terrorismo nei confronti degli israeliani: una violenza che alcuni definiscono "intifada". Ciò che ho visto - e che chiunque al mio posto avrebbe scorto - è che nessuno di questi palestinesi vive in condizioni di disagio: le loro condizioni di vita sono tutt'altro che misere. Questi assassini lasciano una vita fatta di agi, con un pieno accesso ad istruzione e lavoro.
Quattro dei terroristi provenivano da Gerusalemme e, come residenti permanenti che non hanno fatto richiesta di cittadinanza, possedevano una carta d'identità israeliana. Godevano di pieni diritti, al pari di tutti gli altri israeliani, eccezion fatta per l'elettorato passivo; ma si fa fatica a credere che gli arabi di Gerusalemme ammazzano e muoiono perché non possono votare per il parlamento israeliano.
Questi giovani hanno tratto beneficio dalla loro condizione di residenti permanenti per andare ad uccidere gli ebrei. Possedevano documenti di identità che hanno consentito loro di circolare liberamente in tutto Israele, e di guidare auto con regolare carta di circolazione. Godevano anche dei benefici previdenziali e sanitari riconosciuti a tutti i cittadini israeliani, a prescindere dalla loro fede, dal colore della pelle o dall'etnia.

Nessuno dei giovani coinvolti nella recente ondata terroristica viveva in una stamberga, in una baracca; ne' abitavano in affitto. Tutti risiedevano in abitazione di proprietà dei loro genitori, e avevano accesso illimitato ad Internet. Possedevano smartphone che consentiva loro di condividere i propri pensieri sui social network nonché, fra le altre cose, di scatenarsi in un incitamento sfrenato all'odio nei confronti di ebrei e Israele.
Ad esempio nella casa di Muhannad Halabi, il palestinese che ha ucciso due ebrei nella Città Vecchia di Gerusalemme la passata settimana, si apprende che il padre è un imprenditore nel settore dei condizionatori d'aria, con sede a Ramallah. La dimora della famiglia, situata nel villaggio di Surda alla periferia settentrionale di Ramallah, sembra uscita da un film su San Diego.
Stando a quanto dicono i genitori, Muhannad Halabi era un ragazzo viziato che ha ottenuto dalla vita tutto ciò che desiderava. Ha studiato diritto all'Università al-Quds vicino Gerusalemme, ed era libero di muoversi come meglio credeva fra la facoltà e Ramallah. Ma gli agi di cui godeva non hanno impedito di unirsi al terrorismo islamico, uccidendo due persone innocenti. Ambiva ad uccidere ebrei perché aveva subito un lavaggio del cervello dai media e dai capi palestinesi; non certo perché viveva nella miseria e nella privazione.

Non è diverso il caso di Shuruq Dweyat, la studentessa di 18 anni residente nel villaggio di Tsur Baher, a Gerusalemme. È attualmente in cura presso un ospedale israeliano, a spese del contribuente, dopo essere stata colpita e ferita da un ebreo che aveva cercato di uccidere nella Città Vecchia. Studiava Lettere all'Università di Betlemme, dove si recava quattro volte a settimana, senza incontrare alcun impedimento o essere fermata dalle forze dell'ordine.
Le foto che Shuruq ha postato sui sociale media mostrano una donna sempre felice e sorridente, ritratta in innumerevoli selfies. Aveva il suo bravo smartphone. La famiglia di provenienza, come quelle di tutti gli altri terroristi, possedeva un'abitazione di proprietà e godeva di un invidiabile tenore di vita. La carta d'identità che Shuruq possedeva le consentiva di circolare liberamente in tutto Israele. Ha deciso di approfittare di questo vantaggio per uccidere a caso il primo ebreo che gli capitasse a tiro. Perché? anche lei era motivata da odio, antisemitismo e intolleranza. Anche Shuruq è stata manipolata da una massiccia propaganda che senza sosta ha demonizzato Israele e gli ebrei.

Se aveste incontrato Fadi Alloun, 19 anni, vi sareste imbattuti probabilmente nel ragazzo più alla mano di Gerusalemme. Fadi, provenienti dalla periferia di Issawiyeh, godeva anch'egli di un ottimo tenore di vita. Anch'egli aveva un documento di identità dello stato ebraico, che gli consentiva di circolare liberamente. La sua famiglia mi ha rivelato che adorava andare per centri commerciali in Israele, dove comprava i capi all'ultima moda. Con i suoi abiti di tendenza e occhiali da sole, sembrava più un modello italiano che non il tipico terrorista. Anch'egli aveva accesso illimitato ad Internet, e viveva nella casa di proprietà della famiglia.
I piaceri di cui Fadi godeva in Israele, tuttavia, non hanno impedito di scagliare la coltellata che ha ucciso il primo ebreo per le strade israeliane. È successo la scorsa settimana, quando Fadi ha accoltellato un ragazzo di 15 anni appena fuori dal centro di Gerusalemme. Fadi è stato neutralizzato da un poliziotto, sopraggiunto purtroppo troppo tardi. Fadi non ha ucciso perché viveva in condizioni di stento. Ne' era spinto da miseria o povertà. Aveva tutto quello che poteva desiderare, e la sua famiglia era benestante. Pochi palestinesi potevano vantare un tenore di vita più elevato, in effetti. Come residente israeliano, Fadi poteva muoversi liberamente in tutto Israele, del quale frequentava ristoranti, centri commerciali e palestre.
Anche gli altri ragazzi e ragazze che si sono macchiati di episodi di terrorismo conducevano esistenze spensierate: alcuni lavoravano in Israele, grazie alla loro residenza. Quelli che provenivano dal West Bank erano in grado di superare facilmente i check point e i varchi di sicurezza, come migliaia di altri lavoratori palestinesi che ogni giorno entrano in Israele per motivi di lavoro e per una vita migliore.

Ad esser onesti, ad un certo punto ho provato invidia per questi terroristi, alla luce delle invidiabili vite che conducevano. L'arredamento delle loro case è di gran lunga più lussuoso del mio. Ma i lussi di cui godevano non hanno impedito loro di ammazzare gli ebrei.
Cosa vuol dire tutto questo? suggerisce che questi terroristi palestinesi non sono mosse da povertà e privazioni, come per molto tempo è stato argomentato. I terroristi palestinesi sono mossi dall'odio verso gli ebrei perché è ciò che hanno insegnato i loro riferimenti politici, i media e le moschee: gli ebrei sono il nemico da abbattere, e non meritano di vivere sulla Terra.
Evidenzia anche che il conflitto non riguarda i luoghi sacri di Gerusalemme: tutto si riduce all'uccidere gli ebrei come e dove possibile. Che sia nella Città Vecchia di Gerusalemme, o in auto davanti a quattro bambini terrorizzati, non ha nulla a che fare con la moschea di al-Aqsa o con la "occupazione". È semplice cieca determinazione ad uccidere, senza alcuna distinzione fra chi vive a Gerusalemme Est, chi nel West Bank, che a Tel Aviv o in Galilea. Per i terroristi e chi ne ha coltivato l'odio, sono tutti "coloni", e l'intero Israele è una "colonia" da estirpare.
Il conflitto non verte sull'occupazione, o su Gerusalemme, o sui luoghi sacri o sui confini. Ne' ha a che fare con la povertà e con le condizioni di vita, o con muri o check point. Questo conflitto verte sul diritto di uno stato ad esistere. È la nuova puntata dell'ambizione di cancellare Israele dalla faccia della Terra. È un strategia omicida finalizzata a terrorizzare gli ebrei e indurli a lasciare questa parte del mondo. Ci sono riusciti nel resto del Medio Oriente, dove stanno facendo altrettanto nei confronti dei cristiani.
I terroristi e i loro sostenitori non lottano per un check point o un muro. Vogliono vedere la distruzione di Israele, lo sgozzamento degli ebrei, e il loro sangue che scorra per le strade di Israele.

* What Do Palestinian Terrorists Want?
su Gatestone Institute.

1 commento:

  1. Premetto che sono dalla parte di Israele, anche quando sbaglia, quindi ho letto questo articolo con interesse e con fiducia, mancano però i riferimenti, le fonti delle notizie riportate. Un saluto e complimenti per il bel blog. Mauro

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