di Jerold S. Auerbach*
Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, in carica per il decimo anno di un mandato di quattro anni, di recente ha diffamato il governo israeliano, bollandolo come «di apartheid». Parlando al Cairo nell'ambito di una riunione di emergenza della Lega Araba, ha sentenziato: «non riconosceremo mai l'ebraicità dello stato di Israele». Abbas appare vistosamente disturbato dal disegno di legge "stato ebraico", proposto dal Primo Ministro Netanyahu, che identificherebbe Israele come «lo stato-nazione del popolo ebraico». Nessuna nazione araba del Medio Oriente immaginerebbe mai, ne' tantomeno proporrebbe, una normativa che prevede un così ampio spettro di diritti e tutele per le minoranze religiose, culturali ed etniche, come si appresterebbe a fare Israele. Gli ebrei, tanto per dire, da decenni sono stati sbattuti fuori dalle loro abitazioni e privati di ogni bene da regimi palesemente antisemiti.
Abbas è l'ultimo a poter formulare accuse di apartheid. Come è noto, la sua tesi di laurea sosteneva che i sionisti fossero collusi con il regime criminale nazista. Più volte si è cimentato in oltraggiosi giri di parole a proposito dell'Olocausto: pur avendolo etichettato come «odioso crimine», ha ripetutamente additato i "sionisti" come corresponsabili per la morte di un milione (sic! non sei milioni!) di ebrei. In più occasioni il boss palestinese ha promesso che non un solo ebreo metterà piede in quello che si avvia a diventare un razzista stato di Palestina, se e quando sarà costituito. E tuttora supporto la famigerata risoluzione ONU del 1975, secondo cui il sionismo sarebbe una forma di razzismo; benché quella risoluzione sia stata ritirata 16 anni dopo.
martedì 16 dicembre 2014
Denunciamo tutti l'apartheid in Medio Oriente!
venerdì 12 dicembre 2014
Acidità morale
Un palestinese è fermo sulla Statale nel Gush Etzion, a sud di Gerusalemme. Fa l'autostop. L'auto di una famiglia, con a bordo tre bambini, si ferma e gli offre un passaggio. Il palestinese sale a bordo e spruzza un acido sul volto delle bambine, ferendole. Poi cerca di dileguarsi, e nella fuga aggredisce un passante con un giravite. Poi viene ferito e neutralizzato, e condotto all'Hadassah Medical Center, dove sarà curato con la consueta professionalità.
Subirà un processo e sarà probabilmente condotto in carcere. Nel frattempo Abu Mazen condannerà la barbarie israeliana, verserà un lauto compenso alla famiglia del terrorista, e andrà al Palazzo di Vetro per denunciare "l'occupazione sionista". Del terrorista attentatore, e di centinaia di altri come lui, sarà chiesta la scarcerazione; denunciandola come "detenzione illegittima di prigionieri politici". Una volta presumibilmente rilasciato - dopo la liberazione di civili israeliani sequestrati, presumibilmente; anche il "ministro palestinese" rimasto l'altroieri vittima di infarto è stato scarcerato in cambio della liberazione di oltre mille prigionieri - tornerà a delinquere, e ad attentare alla vita di altri innocenti.
Mezza Unione Europea nel frattempo impartirà lezioni di moralità allo stato ebraico, chiamato a piegarsi a questi e ad altri attacchi, per dimostrare la propria statura; e, nel frattempo a «non esasperare ulteriormente gli animi».
Subirà un processo e sarà probabilmente condotto in carcere. Nel frattempo Abu Mazen condannerà la barbarie israeliana, verserà un lauto compenso alla famiglia del terrorista, e andrà al Palazzo di Vetro per denunciare "l'occupazione sionista". Del terrorista attentatore, e di centinaia di altri come lui, sarà chiesta la scarcerazione; denunciandola come "detenzione illegittima di prigionieri politici". Una volta presumibilmente rilasciato - dopo la liberazione di civili israeliani sequestrati, presumibilmente; anche il "ministro palestinese" rimasto l'altroieri vittima di infarto è stato scarcerato in cambio della liberazione di oltre mille prigionieri - tornerà a delinquere, e ad attentare alla vita di altri innocenti.
Mezza Unione Europea nel frattempo impartirà lezioni di moralità allo stato ebraico, chiamato a piegarsi a questi e ad altri attacchi, per dimostrare la propria statura; e, nel frattempo a «non esasperare ulteriormente gli animi».
giovedì 11 dicembre 2014
I palestinesi servono un'altra bufala: la morte di Ziad Abu Ein
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Un soldato israeliano soccorre Ziad Abu Ein, prima di essere allontanato. |
Il dubbio verteva sulle cause del decesso, sebbene impettiti mezzibusti di mezzo mondo abbiano immediatamente sentenziato in modo inappellabile una precisa responsabilità. L'esercito israeliano, che si è precipitato a fornire immediate cure mediche al dirigente palestinese, ha affermato che Ziad Abu Ein sia morto per un attacco cardiaco, ma i palestinesi hanno respinto le proposte di intervento sanitario, indugiando in pose drammatiche davanti ai flash dei fotografi, prima di fiondarsi verso l'ospedale, dove il ministro è giunto privo di vita.
È doloroso perdere una persona simile. Abu Ein era membro del Consiglio rivoluzionario di Al Fatah, noto anche con il nome di Organizzazione Abu Nidal, riconosciuta da vent'anni come di natura terroristica fra le più pericolose al mondo. Dopo essere stato estradato dagli Stati Uniti nel 1981 per l'assassinio di due israeliani nel 1979, in cui lo stesso Abu Ein ebbe un ruolo principale, è stato condannato all'ergastolo nel 1982, prima di essere scarcerato tre anni dopo. Bizzarro che una persona priva di scrupoli, senza cuore; possa essere tradita proprio dal cuore.
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martedì 9 dicembre 2014
La chiamano la "religione di pace"
Un nuovo studio internazionale evidenzia che ci sono stati quasi 10.000 attacchi terroristici nel 2013: il 44% in più rispetto all'anno precedente; perlopiù in quattro stati, fra cui il Pakistan.
L'Institure for Economics and Peace, con sede a Londra, afferma che questi attacchi hanno provocato quasi 18.000 vittime.
Il Global Terrorism Index, elaborato dall'IEP, indica in quattro gruppi i principali responsabili di questi attacchi: lo Stato Islamico, Boko Haram, Al Qaida e i talebani. Da solo, sono responsabili dei due terzi delle uccisioni.
Sempre secondo il rapporto, più dell'80% delle vittime è stato registrato in Iraw, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria. Aggiunge che l'Iraq è lo stato più flagellato dal terrorismo, con 2.492 attacchi e complessivamente oltre 6.300 vittime. La maggior parte per mano dello Stato Islamico.
Segue l'Afghanistan con 1.148 attacchi terroristici e 3.111 morti. Il Pakistan si attesta al terzo posto su 162 nazioni monitorate, con 2.345 vittime di 1.933 attacchi.
Fonte: VinMedia.
L'Institure for Economics and Peace, con sede a Londra, afferma che questi attacchi hanno provocato quasi 18.000 vittime.
Il Global Terrorism Index, elaborato dall'IEP, indica in quattro gruppi i principali responsabili di questi attacchi: lo Stato Islamico, Boko Haram, Al Qaida e i talebani. Da solo, sono responsabili dei due terzi delle uccisioni.
Sempre secondo il rapporto, più dell'80% delle vittime è stato registrato in Iraw, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria. Aggiunge che l'Iraq è lo stato più flagellato dal terrorismo, con 2.492 attacchi e complessivamente oltre 6.300 vittime. La maggior parte per mano dello Stato Islamico.
Segue l'Afghanistan con 1.148 attacchi terroristici e 3.111 morti. Il Pakistan si attesta al terzo posto su 162 nazioni monitorate, con 2.345 vittime di 1.933 attacchi.
Fonte: VinMedia.
sabato 6 dicembre 2014
Perché uno stato palestinese diventerà fonte di instabilità in Medio Oriente
di Khaled Abu Toameh*
I palestinesi sanno bene che se e quando avranno un loro stato, non potranno più contare sui loro fratelli arabi. Gli stati arabi hanno la fama di aver sempre voltato le spalle ai palestinesi: non solo dal punto di vista finanziario, ma anche per bisogni basilari come i trattamenti sanitari.
Che cosa succederà dopo la creazione di uno stato palestinese? i palestinesi sanno da ora che non potranno contare sulle nazioni arabe per costruire il loro stato. Oggi è molto più facile per un palestinese ottenere assistenza sanitaria in Israele, o in Turchia o in Germania, che in qualunque stato arabo. La tragica vicenda di Razan al-Halkawi, la ragazzina di 11 anni proveniente dalla Striscia di Gaza, è uno dei tanti pro-memoria del disinteresse degli arabi verso i palestinesi.
Al-Halkawi, malata da mesi, è morta questa settimana dopo che le autorità egiziane le hanno rifiutato l'ingresso alle strutture sanitarie locali. Al pari di centinaia di palestinesi, alla bambina non è stato concesso l'uscita dalla Striscia di Gaza a causa della permanente chiusura del valico di Rafah, chiuso un mese fa dalle autorità del Cairo dopo che un attacco terroristico nel Sinai ha prodotto 30 morti fra i soldati egiziani.
Il giorno successivo alla morte della bambina di Gaza, l'Egitto ha finalmente riaperto il valico, ma solo per due giorni, onde consentire ai palestinesi che si trovavano in Egitto di ritornare a casa. Migliaia di palestinesi attendevano da quattro mesi questo momento. Diversi residenti a Gaza hanno lamentato ai giornalisti il duro trattamento nelle mani degli egiziani: «preferivamo i missili che ci cadevano in testa (durante la guerra di questa estate, NdT)», ha esclamato una donna.
I palestinesi sanno bene che se e quando avranno un loro stato, non potranno più contare sui loro fratelli arabi. Gli stati arabi hanno la fama di aver sempre voltato le spalle ai palestinesi: non solo dal punto di vista finanziario, ma anche per bisogni basilari come i trattamenti sanitari.
Che cosa succederà dopo la creazione di uno stato palestinese? i palestinesi sanno da ora che non potranno contare sulle nazioni arabe per costruire il loro stato. Oggi è molto più facile per un palestinese ottenere assistenza sanitaria in Israele, o in Turchia o in Germania, che in qualunque stato arabo. La tragica vicenda di Razan al-Halkawi, la ragazzina di 11 anni proveniente dalla Striscia di Gaza, è uno dei tanti pro-memoria del disinteresse degli arabi verso i palestinesi.
Al-Halkawi, malata da mesi, è morta questa settimana dopo che le autorità egiziane le hanno rifiutato l'ingresso alle strutture sanitarie locali. Al pari di centinaia di palestinesi, alla bambina non è stato concesso l'uscita dalla Striscia di Gaza a causa della permanente chiusura del valico di Rafah, chiuso un mese fa dalle autorità del Cairo dopo che un attacco terroristico nel Sinai ha prodotto 30 morti fra i soldati egiziani.
Il giorno successivo alla morte della bambina di Gaza, l'Egitto ha finalmente riaperto il valico, ma solo per due giorni, onde consentire ai palestinesi che si trovavano in Egitto di ritornare a casa. Migliaia di palestinesi attendevano da quattro mesi questo momento. Diversi residenti a Gaza hanno lamentato ai giornalisti il duro trattamento nelle mani degli egiziani: «preferivamo i missili che ci cadevano in testa (durante la guerra di questa estate, NdT)», ha esclamato una donna.
giovedì 4 dicembre 2014
Quei "giornalisti" e "politici" al servizio del terrorismo palestinese
Col passare delle settimane si ridimensiona inevitabilmente il conteggio delle vittime civili del conflitto della scorsa estate a Gaza. Il numero complessivo dei moti rimane immutato; si modifica la composizione: prevalgono militari e militanti, si riducono i civili, fra cui purtroppo spiccano gli scudi umani adottati da Hamas in spregio alla Convenzione di Ginevra. Un crimine di guerra che sarà fatto pesare, quando finalmente i territori palestinesi saranno riconosciuti come stato.
Nel frattempo tardano ad asciugarsi le lacrime versate da Irina Bokova, direttore generale dell'UNESCO, che ad agosto denunciava l'uccisione di Abdullah Murtaja, di professione giornalista. L'agenzia ONU sottolineava il ruolo insostituibile della stampa nella società moderna. Il fatto che il reporter in questione fosse dotato di un moderno fucile non ne sminuisce la missione: chi non possiede un'arma da fuoco?
Nel frattempo tardano ad asciugarsi le lacrime versate da Irina Bokova, direttore generale dell'UNESCO, che ad agosto denunciava l'uccisione di Abdullah Murtaja, di professione giornalista. L'agenzia ONU sottolineava il ruolo insostituibile della stampa nella società moderna. Il fatto che il reporter in questione fosse dotato di un moderno fucile non ne sminuisce la missione: chi non possiede un'arma da fuoco?
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mercoledì 3 dicembre 2014
Hamas recluta pescatori e muratori per la prossima guerra di Gaza
Dopo aver dilapidato miliardi di euro nel vano tentativo di persuadere i palestinesi ad intavolare finalmente negoziati di pace con gli israeliani, l'Europa decide di firmare una nuova cambiale in bianco riconoscendo preventivamente uno stato lungi dall'essersi costituito; privo di un governo, privo di confini definiti e definitivi, privo di un'economia e persino di una moneta; e soprattutto privo della volontà di vivere in pace con tutti gli stati confinanti, nessuno escluso.
Ma su una cosa sono imbattibili i palestinesi: nell'arte di dissimulare, trafficare e tradire la fiducia dei malcapitati disposti a fornirgliela. Hamas non ha rimpianto per molto la distruzione dei tunnel sotterranei che collegavano la Striscia di Gaza all'Egitto, e che fornivano cospicue entrate grazie alla lucrosa cresta praticata sulle merci in transito. Quell'opera di demolizione, è vero, è costata la vita a centinaia di ignari palestinesi, fatalmente sorpresi dall'allagamento praticato con acque di fogna, dalla demolizione con le ruspe e dai bombardamenti dell'aviazione del Cairo mentre contrabbandavano; ma la vita terrena è un concetto relativo e secondario, davanti al conseguimento dell'Obiettivo Supremo della distruzione dell'odiato nemico ebraico. Così, si apprende che Hamas sta attivamente collaborando con la filiale giordana dei Fratelli Musulmani per trafugare armi nel West Bank e a Gaza.
Ma su una cosa sono imbattibili i palestinesi: nell'arte di dissimulare, trafficare e tradire la fiducia dei malcapitati disposti a fornirgliela. Hamas non ha rimpianto per molto la distruzione dei tunnel sotterranei che collegavano la Striscia di Gaza all'Egitto, e che fornivano cospicue entrate grazie alla lucrosa cresta praticata sulle merci in transito. Quell'opera di demolizione, è vero, è costata la vita a centinaia di ignari palestinesi, fatalmente sorpresi dall'allagamento praticato con acque di fogna, dalla demolizione con le ruspe e dai bombardamenti dell'aviazione del Cairo mentre contrabbandavano; ma la vita terrena è un concetto relativo e secondario, davanti al conseguimento dell'Obiettivo Supremo della distruzione dell'odiato nemico ebraico. Così, si apprende che Hamas sta attivamente collaborando con la filiale giordana dei Fratelli Musulmani per trafugare armi nel West Bank e a Gaza.
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