Hamas può aver sacrificato una parte considerevole del suo arsenale bellico, ma poco male: Iran e Qatar sono già pronti a nuove forniture, contando sulla maggiore capacità di penetrazione garantita dal raddoppio delle miglie nautiche disponibili e dal maggiore transito garantito dai valichi fra Egitto e Israele, e Striscia di Gaza.
Sebbene non sia uscito vincitore dalla Guerra dei 50 giorni, Hamas risulta ora largamente prevalente fra l'opinione pubblica palestinese: secondo un sondaggio condotto dal Palestinian Center for Policy and Survey Research (PCPSR) di Ramallah, se si tenessero oggi elezioni parlamentari e legislative nel West Bank, l'organizzazione terroristica le vincerebbe a man bassa. Ai palestinesi che abitano a Ramallah e dintorni, piacciono i metodi violenti praticati da Hamas a Gaza: sarà per questo che la polizia dell'ANP sta procedendo in questi giorni a diffusi arresti e perquisizioni fra i simpatizzanti di Hamas residenti ad est del Giordano.
Ismail Haniyeh riceverebbe il 61% dei suffragi in un'elezione presidenziale, mentre ad Abu Mazen andrebbero il 32% dei consensi. Se mai ad una tornata elettorale potesse partecipare Marwan Barghouti, il terrorista pluriergastolano ospite delle prigioni israeliane, si registrerebbe un testa a testa fra egli (45% dei voti) e Haniyeh (49%), che ricorda tanto lo stallo che fuoriuscì dalle elezioni a Gaza nel 2006, risoltesi con il bagno di sangue che esautorò l'ANP da Gaza, issando al potere Hamas l'anno successivo. Ma se i candidati ad elezioni presidenziali fossero tre, Haniyeh riceverebbe il 48% dei voti, Barghouti il 29% e Abu Mazen soltanto il 19%. In questo caso la partecipazione popolare sarebbe massima, con l'80% della popolazione che si recherebbe alle urne.
La preferenza schiacciante accordata ad Ismail Haniyeh a Ramallah, è una delle principali ragioni per cui la soluzione dei "due stati per due popoli" appare attualmente impraticabile. Anche se si prendesse per buona l'etichetta di "moderati" appiccicata frettolosamente sull'ANP, cosa garantisce che, una volta ritiratisi integralmente e definitivamente dal West Bank, gli israeliani non venissero attaccati da est? con Ramallah che dista non più di una trentina di chilometri dall'aeroporto internazionale di Tel Aviv, un attacco scagliato da Hamas da un futuro stato palestinese ad est di Israele, decreterebbe la distruzione dello stato ebraico.
Ad ogni modo, mentre gli accordi che hanno condotto al Cessate il fuoco prevedono l'assunzione di responsabilità amministrative da parte dell'ANP a Gaza, la maggior parte dei palestinesi auspica l'importazione nel West Bank del "metodo Hamas" praticato nella Striscia.
Un'occhiata ai risultati del sondaggio rivela maggioranze schiaccianti che infliggono un duro colpo a chi ritiene fondata la possibilità che questa tregua raggiunga la stessa durata di quelle che hanno seguito le operazioni militari del 2008-2009 e del 2012:
- solo il 5% dei palestinesi ritiene che l'ultima guerra sia stata provocata da Hamas;
- l'86% approva il lancio di razzi e missili verso le città e le famiglie israeliane, se questo possa servire a rimuovere il blocco navale al largo delle coste di Gaza, e il controllo ai valichi terrestri;
- il 60% afferma che Hamas non ha sferrato alcun attacco da zone popolate o da obiettivi civili (scuole, ospedali, moschee, eccetera);
- il 68% ritiene che Hamas non dovrebbe avvisare la popolazione civile del lancio imminente di attacchi, come fatto preventivamente dall'esercito israeliano a Gaza;
- l'89% dei palestinesi interpellati è soddisfatto della strategia comunicativa di Hamas;
- Khaled Meshal, il leader supremo di Hamas che ha seguito le operazioni dal comodo della sua suite a Doha, beneficia del tasso di approvazione più elevato fra tutta la dirigenza palestinese delle due fazioni amiche-rivali di Al Fatah e di Hamas, con il 78% dei consensi.
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