lunedì 1 settembre 2014

Rivedere le immunità garantite all'UNRWA

di Einat Wilf*

Ironia della sorte, durante i combattimenti a Gaza l'IDF è stato colpita da installazioni dell'U.N. Relief and Works Agency (UNRWA), ed ha dovuto rispondere al fuoco. Ma ora che le ostilità sono cessate, è giunto il momento per Israele di fare ciò che andava fatto già alcuni decenni fa: rimuovere lo strato di immunità e legittimazione concesa all'UNRWA. Israele dovrebbe riconoscere l'UNRWA per ciò che è: un'organizzazione palestinese ostile che perpetua il mito del ritorno dei rifugiati palestinesi in Israele, agendo conseguentemente.
La politica di Israele verso l'UNRWA è dettata dall'establishment della Difesa. È basata sulla premessa secondo cui "l'UNRWA è il minore dei mali", come un dirigente del ministero della Difesa mi riferì una volta: «l'UNRWA è una merda, ma Hamas lo è ancora di più». Ma questa è una visione parziale della questione. Anche se l'UNRWA in quanto tale non colpisce direttamente Israele, si assicura che ci sia sempre qualcuno che lo farà. Sotto un sottile velo di attivismo umanitario, l'UNRWA agisce con una evidente agenda politica, finalizzata a perpetrare la condizione dei rifugiati palestinesi, e alimentando il mito del "ritorno in Israele". Ecco come l'UNRWA costruisce le basi ideologiche delle prossime generazioni di militanti anti-israeliani.
Ufficialmente l'UNRWA fornisce istruzioni, servizi sanitari e sociali a circa 5 milioni di rifugiati residenti a Gaza, nel West Bank, in Giordania, Siria e Libano. Ma nella realtà, l'UNRWA è direttamente responsabile del fatto che 5 milioni di persone sono catalogati come rifugiati; in buona parte residenti in campi profughi. L'UNRWA è attiva in due modi nell'alimentare questo numero: in primo luogo, i discendenti dei rifugiati originali del 1948, giunti alla quinta generazione, guadagnano automaticamente il titolo di "rifugiato". In secondo luogo, l'UNRWA contrasta ogni tentativo di assorbire i rifugiati da parte degli stati che li ospitano, o di terze nazioni. Se l'UNRWA agisse nel medesimo modo dell'U.N. High Commissioner for Refugees (UNHCR), che amministra la questione dei rifugiati di tutti gli altri stati del mondo, oggi ci sarebbero soltanto alcune diecine di migliaia di rifugiati palestinesi, anziché alcuni milioni.
Quando Israele rivedrà la sua posizione, rimuovendo le tutele garantite all'UNRWA, sarà possibile incoraggiare un radicale cambiamento nell'organizzazione e nelle sue politiche. Questo perché l'UNRWA non riceve finanziamenti direttamente dalle Nazioni Unite, ma dalle donazioni che raccoglie da tutto il mondo, che totalizzano circa un miliardo di dollari dall'Occidente: 250 milioni in particolare dagli Stati Uniti, e più di 500 milioni dall'Europa.
Negli anni, diverse organizzazioni occidentali hanno posto la fatidica domanda: perché mai i contribuenti occidentali pagano le tasse per finanziare un'organizzazione che rema vistosamente contro l'obiettivo di trovare una soluzione definitiva al conflitto israelo-palestinese? Tuttavia, ogni volta che si scorge la remota possibilità di tagliare i fondi all'UNRWA, Israele interviene e si assicura che le donazioni non siano interrotte, a causa del timore dei responsabili della difesa che un ridimensionamento dei finanziamenti conduca a maggiore ostilità e ad una nuova intifada.
Se Israele confida, come dovrebbe, che un eventuale futuro accordo di pace con i palestinesi includa alfine il riconoscimento di Israele come patria del popolo ebraico, non può che agire coerentemente con questa affermazione e smettere di garantire protezione all'UNRWA: un'organizzazione il cui fine è quello di impedire in tutti i modi che Israele sia lo stato degli ebrei.

* Reveal UNRWA's bluff
su Israel Hayom.

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