La popolazione ebraica è scomparsa in tutti gli stati arabi. In Iran nel 1948 c'erano 120.000 ebrei; sono rimasti in poche migliaia. In Marocco, che pur prima dell'avvento nel nazismo ostentava la Stella di David sulla sua bandiera, la popolazione ebraica è stata decimata a 1.500 anime, dalle 260 mila del Dopoguerra. Azzerata la popolazione in Tunisia, in Libia e in tutta l'Africa settentrionale: assoggettata a pulizia etnica dopo la fondazione del moderno Stato di Israele. E dire che si trattava di una minoranza operosa, laboriosa, ben integrata nella società; che di punto in bianco ha dovuto rinunciare ad una nazione, a proprietà, mestieri e professioni, vincoli parentali e affettivi, andando incontro ad un futuro da profugo per cui nessuno ha avvertito l'esigenza umana di creare un'agenzia ad hoc; sulla falsariga di quanto fatto con l'UNRWA per i palestinesi.
A proposito di palestinesi. Nel 1948 gli arabi nel neonato stato ebraico erano 350.000; oggi sono 1.800.000, per una crescita del 514%. Ancor più marcata la crescita demografica a Gaza e nei territori sotto l'autorità dell'ANP: da 500 mila a 2,7 milioni di abitanti. Un boom demografico che ridicolizza i pochi che hanno la sfacciataggine di ciarlare di emergenza umanitaria, di "prigione a cielo aperto" e addirittura di "genocidio": accuse stolte e infamanti, smentite dai numeri della demografia.
Un quesito angoscia i genuini amanti della Pace: come mai in Israele la popolazione araba costituisce quasi un quinto del totale, mentre nei territori palestinesi gli ebrei sono scomparsi? non sarà l'effetto del ventilato proposito di Abu Mazen di creare uno stato judenrein, che assecondi i desideri del nazismo?
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