venerdì 10 marzo 2017

Perché le compagnie aeree ignorano Israele?


È quello che si chiede una volta tanto il settimanale britannico The Economist, nell'ultimo numero. In una riflessione firmata da "Gulliver", datata 8 marzo, il periodico rileva una consuetudine radicata fra le compagnie aeree mondiali: alcune mostrano sulla mappa delle rotte praticate tutti gli stati, anche i più microscopici ed ignoti; altre, soltanto gli stati raggiunti come destinazione dei voli. C'è poi, ignorata dai più, una terza tipologia di vettori aerei: quelli che ignorano deliberatamente uno Stato, prescindendo dal fatto che esso sia sorvolato quando non addirittura toccato dalle rotte. Si tratta, manco a dirlo, di Israele.
L'Economist attinge da un nuovo studio, dal titolo Discriminatory Product Differentiation: The Case of Israel’s Omission from Airline Route Maps, pubblicato a febbraio dall'Università del Minnesota, e basato su un campione di ben 111 compagnie aree. Escludendo quelle del Medio Oriente, le compagnie aeree si muovono come indicato in precedenza: o menzionano sulle mappe Israele o, se non lo fanno, è perché lo scalo internazionale Ben Gurion di Tel Aviv non è raggiunto.

Quando però si esamina il comportamento delle linee aeree arabe, emerge il pregiudizio: Qatar Airways e le compagnie aree saudite e kuwaitiane rimuovono dalla mappa il nome dello stato ebraico. Alcune non indicano Israele sulla mappa, anche se vi fanno scalo, mentre indicano altri stati mediorientali, sebbene non siano serviti. Etihad, ad esempio, indica sulle proprie mappe il Mali, la Guinea, persino l'Armenia, benché non preveda voli verso questi stati; ma si dimentica di riportare lo stato ebraico. Sollecitati dal settimanale, i vettori si sono rifiutati di fornire spiegazioni in merito a questa grave omissione.
Il comportamento non è casuale: molte compagnie aree arabe o di stati musulmani si rifiutano di salutare a bordo passeggeri dotati di passaporto israeliano, sebbene non sia previsto un esplicito bando della popolazione ebraica. Tuttavia i docenti della University of Michigan hanno elaborato un algoritmo che incrocia le ricerche di voli sui vari motori di ricerca e una misura dell'antisemitismo in essere nei differenti stati: sconsolantemente, emerge una correlazione fra il trattamento discriminatorio e la prevalenza di sentimenti antisemiti fra la maggioranza dell'utenza delle compagnie aeree considerate.
L'articolo dell'Economist si conclude ricordando che una mappa non è fatta soltanto di carta: «svela e formula orientamenti». Niente di più vero.

Nessun commento:

Posta un commento