lunedì 16 maggio 2011

I profughi palestinesi usati come mezzo



E' triste constatare come dopo diversi decenni, centinaia di migliaia di essere umani sono ammassati negli stati confinanti con Israele - Siria, Giordania, Libano - in squallidi campi profughi, senza diritti, senza lavoro, senza cibo, senza dignità, discriminati, talvolta vessati e spesso esasperati dagli stati ospitanti.
Bisogna ricordare che gli arabi israeliani lasciarono Israele nel 1948 convinti dagli stati confinanti, che paventarono per loro rischi concreti per la loro stessa vita, e ventilarono l'ipotesi di un immediato ritorno dopo le guerre scatenate contro Israele dopo il 1947.
Sono passati 63 anni, quei profughi hanno generato figli, poi nipoti, ma sono sempre rimasti ammassati ai confini con Israele, in condizioni disperate. Mai integrati, mai dotati di diritti (chessò, al voto), di lavoro, di una misera abitazioni. Spesso discriminati dagli altri arabi, mentre gli arabi che tuttora vivono in Israele godono di diritti come in nessun altro posto in Medio Oriente - fra l'altro, possono votare ed essere eletti in parlamento; e possono legittimamente contestare nella Knesset il governo, come in ogni altro stato democratico.
Triste constatare l'inutilità dell'Unifil, che staziona nella parte meridionale del Libano, dove opera attivamente Hezbollah. I nostri soldati sono dissuasi dall'intervenire "per non surriscaldare ulteriormente gli animi" (ma allora che stanno a fare lì?), e nel frattempo assistono passivamente al contrabbando di armi, alla militarizzazione di quest'area che altrimenti avrebbero dovuto smilitarizzare.
Triste constatare come uno stato debba essere quotidianamente sottoposto ad attacchi di ogni tipo e da diversi fronti, senza che il mondo occidentale - pavido: basti vedere come si stia girando dall'altro lato a fronte del genocidio in Siria ad opera del regime di Assad - abbia nulla di dire a difesa dell'unico bastione di democrazia del Medio Oriente. Ma come efficacemente sintetizza lo striscione qui in basso, costoro non voglio democrazia e libertà (come qualche ingenuo buontempone vaticinava con l'avvento della "primavera araba"); vogliono soltanto l'Islam, con tutto il suo pesante carico di privazioni delle libertà individuali, di applicazione della shaaria, di discriminazione delle altre religioni, di sottomissione della donna e di assoggettamento dello stato ai precetti del corano.

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