mercoledì 12 ottobre 2011

Un prezzo onerosissimo per liberare Gilad


Siamo tutti felici e contenti per l'imminente (?) liberazione di Gilad Shalit, il caporale israeliano sequestrato dai terroristi di Hamas più di cinque anni fa, al termine di un'incursione che ha provocato la morte di quattro soldati e il ferimento di altri due soldati. I genitori non si sono mai stancati di rivolgere strazianti appelli alle autorità politiche di Gerusalemme, straziati dalla sottrazione del figlio, e vessati continuamente dai macabri scherni dell'organizzazione che controlla Gaza, e lì per tutto questo tempo ha tenuto incarcerato il giovane Gilad.
Ma non possiamo fare a meno di provare una morsa allo stomaco all'idea che presto saranno messi in libertà più di mille sanguinari criminali. Gente della peggior specie, autrice di delitti che fanno rabbrividire. Fra questi delinquenti c'è Marwan Barghouti, ispiratore della "seconda intifada" e che scontava in carcere una condanna a cinque ergastoli per svariati omicidi di innocenti civili, donne e bambini.
C'è chi rileva che il prezzo pagato per la liberazione di Gilad, salatissimo, rappresenti una vittoria per Hamas e uno sberleffo per Abu Mazen, specie qualora dovesse rivelarsi un insuccesso il suo tentativo unilaterale di giungere alla dichiarazione formale di uno stato di Palestina. Con questo atroce scambio, saranno liberati mille criminali che si iscriveranno automaticamente a libro paga di Hamas. Secondo il "codice d'onore" vigente da quelle parti, infatti, i liberati da una prigionia devono tutto al loro liberatore, compresa la loro vita. Facile dunque ipotizzare che essi si renderanno ben disponibili a nuovi efferati crimini ai danni della popolazione civile israeliana. E che nel prossimo futuro possano macchiarsi del sequestro di mille Gilad, del brutale assassinio di mille famiglie Fogel, e dell'uccisione pilotata di mille pacifici autobus civili.
Hamas dimostra la sua forza: ottiene mille terroristi - e nemmeno tutti appartenenti alle sue file - in cambio di un ostaggio. Dimostra che con la forza si discute, e non con il dialogo. Al Fatah è messa seriamente in ombra, mentre il governo israeliano potrebbe risultare lacerato dalle polemiche, sebbene il voto di approvazione del consiglio dei ministri straordinario di ieri sera sia risultato pressoché plebiscitario. L'Occidente come spesso accade sta a guardare, incerto se commuoversi per la storia di un proprio figlio - Gilad per metà è francese - che torna a casa dopo cinque anni di prigionia, o se voltarsi ancora una volta dall'altro lato. Ad ogni modo, è stato dimostrato che l'amore e l'attaccamento per la vita permette anche la decuplicazione dei propri nemici : un principio che dovrebbe finalmente risvegliare fra gli altri la pingue Europa.
Speriamo che presto Gilad torni a casa, e che si possa festeggiare il suo ritorno. Non vediamo l'ora. Consci che i rischi per la brava gente d'ora innanzi aumenteranno ancora di più.

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