Fino a stasera in Israele si celebra lo Yom haZikaron (Giorno del Ricordo), con cui si commemorano le oltre 25 mila vittime militari, e i 2500 civili periti per mano del terrorismo palestinese, e a causa delle guerre scatenate dagli stati arabi circostanti. Nello stato ebraico ieri sera sono risuonate strazianti le sirene, che hanno invitato tutti ad un minuto di silenziosa commemorazione.
È un peccato che l'onorevole Vendola abbia dovuto lasciare il Medio Oriente così presto. Avrebbe partecipato ad un momento toccante di vita israeliana, che in modo toccante passa dalla celebrazione del ricordo e del dolore; a quella - stasera - del festeggiamento dell'indipendenza nazionale; in un passaggio simbolico dalla morte alla vita.
Ci prendiamo la licenza di pubblicare una lettera aperta, inviata da Angela Polacco, Cecilia Nizza e Giovanni Quer, al leader di SEL - per il tramite de l'Unità - che negli ultimi giorni ha avuto parole assurde e sconcertanti nei confronti di Gerusalemme; sperando di non urtare la legittima suscettibilità degli autori.
Caro presidente Vendola,
siamo sconcertati dalle sue parole rilasciate all'Unità, soprattutto dopo la sua visita alla comunità italiana a Gerusalemme in occasione della quale ha affermato che è venuto in Israele non per i voti ma per i volti.
siamo sconcertati dalle sue parole rilasciate all'Unità, soprattutto dopo la sua visita alla comunità italiana a Gerusalemme in occasione della quale ha affermato che è venuto in Israele non per i voti ma per i volti.
Ci
chiediamo come mai dopo la sua visita non abbia speso una parola
positiva per Israele. Dove vede un rischio di apartheid? In una Israele
dove ha visto coi suoi stessi occhi che arabi e ebrei siedono allo
stesso caffè, dove nella stessa strada passano una famiglia gay con dei bambini e una famiglia ortodossa, o in una Palestina che ha fatto della pulizia etnica di ebrei e cristiani il proprio obiettivo nazionale,
dove le donne non hanno diritti e i gay fuggono per salvarsi da morte certa?
Ci chiediamo ancora dove abbia visto le due società con ricchissima dialettica interna. In Israele, che ha partiti, organizzazioni e movimenti dall'estrema destra all'estrema sinistra o
in Palestina, che ha una posizione e una soltanto: annientare Israele?
Quanto a
quell'accordo di cui è tanto entusiasta
Quanto a
,
le ricordiamo
che Hamas non
ha
rinuncia
to
al proprio obiettivo di combattere Israele e gli ebrei.
Ci ha detto che SEL fa della lotta al razzismo e all'antisemitismo un baluardo
Non ha visto nulla di tutto ciò in Palestina? In quei campi profughi dove dice che si diffonde la non-violenza, c'è un Shalom Achshav, un'opposizione palestinese
.
Dove è il suo impegno contro l'antisemitismo che viene propagandato
nelle scuole, nelle moschee e nelle TV palestinesi?Non ha visto nulla di tutto ciò in Palestina? In quei campi profughi dove dice che si diffonde la non-violenza, c'è un Shalom Achshav, un'opposizione palestinese
?
Non
sappiamo dove abbia udito in Palestina la lingua che dovremmo parlare
per arrivare a un accordo. Forse la lingua che parla Barghouti, di cui
subisce il fascino e che pure si è reso responsabile della morte di
civili israeliani, architettando attentati e mandando a morire dei
palestinesi per assassinare degli ebrei. E' questo il coraggio di
Barghouti?
Caro Vendola, lei ci ha reso visita durante il giorno della Shoah e dell'Eroismo, pochi giorni dopo che, nel giorno della Liberazione,
Le parole di Abu Mazen sulla Shoah dovrebbero essere un gesto tanto scontato di decenza umana. Qui esulteremo quando Abbas riconoscerà la nostra storia, il nostro diritto a vivere in quanto ebrei in uno Stato ebraico, dove sono i nostri riferimenti storici e nazionali. Questa è la premessa per la nostra ragione, questa è la nostra "verità interna" che i palestinesi non accettano.
hanno imbrattato le bandiere della Brigata Ebraica. E dai suoi
incontri qui avrebbe dovuto capire che non siamo in Israele perché siamo
sopravvissuti alla Shoah: siamo qui perché qui c'è lo Stato che
riflette i nostri valori, la nostra storia, la nostra identità e dà voce
alle nostre mille, diverse aspirazioni sociali. Le parole di Abu Mazen sulla Shoah dovrebbero essere un gesto tanto scontato di decenza umana. Qui esulteremo quando Abbas riconoscerà la nostra storia, il nostro diritto a vivere in quanto ebrei in uno Stato ebraico, dove sono i nostri riferimenti storici e nazionali. Questa è la premessa per la nostra ragione, questa è la nostra "verità interna" che i palestinesi non accettano.
Come ha detto siamo in una situazione di assoluta asimmetria:
ha ragione. C'è Israele, una democrazia vivace che con foga va
migliorando e correggendo i propri errori. E c'è la Palestina,
che, anche grazie alle univoche condanne anti-israeliane
,
è divenuta quel posto dove alla gioventù si insegna impunemente
che la massima aspirazione è suicidarsi per uccidere il nemico
.
Lei parla molto della pace, ma sbaglia pubblico. La pace, noi
ebrei israeliani la vogliamo perché è nel nostro DNA. Non è per questo
che abbiamo costruito uno Stato dove convivono gli opposti? La pace, gli
arabi palestinesi non sanno cosa sia, perché hanno fatto della lotta a
Israele la loro identità.
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