Nulla di nuovo sotto il sole di Gaza. L'organizzazione terroristica che da sette anni decide le sorti dei palestinesi che hanno la sventura di affacciarsi sul Mediterraneo continua a lucrare copiosamente dalla sua posizione di dominus incontrastato. Malgrado il sedicente governo unitario palestinese, infatti, le vecchie abitudini non sono tramontate: venute meno le laute entrate provenienti dal contrabbando praticato mediante le migliaia di tunnel fatti saltare in aria o allagati dall'Egitto, Hamas ha dovuto reperire nuove fonti di finanziamento. Le esose "concessioni governative" sui carburanti, sui beni di consumo e sull'apertura di nuove attività non sono sufficienti a mantenere il tenore di vita di - si stima - oltre 1700 milionari, quasi tutti appartenenti all'organizzazione sunnita; e dunque provvidenziale è stata l'ultima guerra di Gaza, che ha provocato danni che richiederanno anni per essere riparati.
Tempo, e denaro. Più di 5 miliardi di dollari stanno piovendo su Gaza, stando agli atti conclusivi della recente conferenza dei donatori tenutasi al Cairo. L'Occidente ha timidamente chiesto che la ricostruzione debba essere amministrata dall'ANP di Abu Mazen (come dire: dalla pentola alla brace. Dall'acquisto di armi, all'acquisto di beni di lusso per l'entourage del dittatore di Ramallah), ma Hamas ha subito chiarito che intende mettere le mani sul ricco bottino che sta arrivando alla dirigenza palestinese; giammai al popolo, palestinese.
E così, l'organizzazione terroristica seconda al mondo soltanto allo Stato Islamico per ricchezza prodotta annualmente, si accinge a conquistare ulteriori posizioni. Arne Gericke, parlamentare europeo, teme che il denaro proveniente dall'UE servirà a ricostruire i tunnel del terrore, e denuncia i controlli ridicoli esercitati sulla destinazione dei fondi erogati. La Corte dei Conti europea rileva come gli aiuti finanziari risultino non propriamente documentati, in media, per il 2.6% del totale. Una proporzione che si tradurrebbe in 12 milioni di euro finiti diritti diritti nelle tasche di Hamas, a fronte del quasi mezzo miliardo promesso dall'Unione Europea.
E non finisce qui: Mudar Zahran, parlamentare giordano, denunciava ieri in un tweet: Hamas confisca i materiali da costruzione che copiosi stanno affluendo a Gaza (dai valichi israeliani, verosimilmente: con buona pace di chi ancora denuncia una fantomatica ostilità dello stato ebraico), per rivenderli in un secondo momento ai costruttori, ad un prezzo spropositato che genera una consistente cresta. In qualche modo, questi poveri terroristi - poveri rispetto all'ISIS, beninteso... - devono pur fare bilancio: dopotutto, la prossima guerra di Gaza non è così lontana...
Nessun commento:
Posta un commento