Nell'eterna lotta per il potere e l'accumulazione di ricchezze fra Al Fatah e Hamas, questi si aggiudica un prestigioso riconoscimento. Alle spalle dell'imprendibile Stato Islamico, che beneficia delle entrate derivanti dalla vendita di contrabbando di petrolio, nella classifica per ricchezza si colloca ora l'organizzazione terroristica che governa dal 2007 la Striscia di Gaza.
È il risultato di un rapporto realizzato da Forbes, che misura in 1 miliardo di dollari il patrimonio - mobiliare e immobiliare - ammassato da Hamas: soltanto la metà rispetto alla ricchezza netta detenuta dall'ISIS; con la differenza che questa beneficia delle entrate derivanti dalla vendita di petrolio, mentre Hamas ottiene fondi dagli stati che lo comprano, il petrolio.
La maggior parte delle entrate proviene infatti dalle donazioni internazionali, che puntualmente finiscono nelle tasche dei terroristi - così come fino a dieci anni fa gonfiavano i conti svizzeri della famiglia Arafat - e dal bilancio dell'UNRWA. Che non sputa nel piatto dove mangia, al punto da aver commissionato una eloquente vignetta, nella quale un israeliano intento ad arrendersi viene minacciato e presumibilmente ucciso da sgherri di Hamas. Non c'è pietà per nessuno: ne' per chi combatte i terroristi, ne' per chi li avversa. E meno male che si trattata della pagina Facebook degli insegnanti operanti nei territori palestinesi sotto le bandiere delle Nazioni Unite...
Malgrado le perdite provocate dalla distruzione dei tunnel da parte dell'esercito egiziano - dai quali transitava un lucroso contrabbando - Hamas gode ancora di buone entrate: ogni anno i possessori di auto sono costretti a versare quasi 400 dollari all'organizzazione terroristica, e anche il carburante è "tassato" in analogo modo. Ma senza dubbio, gli oltre 5 miliardi di dollari che la comunità internazionale si è impegnata a versare, consentiranno agli odiati rivali di Abu Mazen di migliorare la propria posizione nel ranking dei nababbi del terrorismo internazionale.
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