A queste sciagure bibliche - altro che l'invasione delle locuste che sta flagellando il vicino Israele; e di cui si occupa con morbosa atttenzione la stampa nostrana - se ne aggiunge un'altra: come riferisce Ma'an News Agency, nel mese di febbraio il locale ministero dei trasporti ha ordinato il numero chiuso delle auto importate nella Striscia. Motivazione? il numero eccessivo di autoveicoli che circolano per le strade dell'enclave palestinese. Le cui sofferenze risultano così sempre più indicibili.
Naturalmente l'odiato nemico sionista ha la sua parte di responsabilità: ne' potrebbe essere diversamente. Basti pensare che viaggiava su un auto - distrutta - Ahmed Jabari, il pericolo terrorista intercettato dall'aviazione israeliana a novembre; e sempre su auto, su cui pateticamente veniva dipinta la scritta "TV", viaggiavano altri terroristi in giro per la Striscia, nel tentativo di sfuggire ad esecuzione: qui lo spregio delle norme del diritto di guerra risultava senza dubbio attenuato proprio dalla circostanza della scarsa disponibilità di autoveicoli da adibire all'uopo.
Speriamo dunque che il valico meridionale al confine con l'Egitto venga riaperto, al pari dei valichi israeliani dai quali quotidianamente passano tonnellate di ogni bendiddio; auto incluse. Gaza non ha bisogno dell'elemosina e della commiserazione del mondo: occorrono autoveicoli, anche di grossa cilindrata. Come quelli immortalati da questa foto - una fiammante BMW - scattata al valico di Kerem Shalom. Gaza è una bella città. Ma sempre più, il problema più asfissiante... come recitava quel tale palermitano nel film "Johnny Stecchino" - è il "trafffico".
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