giovedì 17 luglio 2014

Per Hamas, finché c'è guerra, c'è ricchezza

Stretti fra l'oltranzismo dei terroristi di Hamas, le operazioni militari israeliane, e il pugno di ferro degli egiziani, che negano l'apertura del valico di Rafah (consentendo l'ingresso nella Striscia di alimenti, carburanti e aiuti umanitari soltanto da Israele; ma in questo caso Hamas sdegnatamente respinge); i palestinesi non se la passano molto bene, per usare un eufemismo. Peraltro, bisogna oggettivamente ridimensionare la retorica di un popolo allo stremo: l'HDI, o Indice di Sviluppo Umano (Human Development Index), impiegato dalle Nazioni Unite per valutare la qualità di vita, colloca Gaza al 110° posto al mondo su 186 paesi monitorati nel 2013. Secondo l'ONU, gli abitanti di Egitto, Filippine, Siria, Honduras e Indonesia se la passano molto peggio; e i territori palestinesi non rientrano nel novero degli stati a basso sviluppo della popolazione.
Ciò non toglie che i palestinesi siano di gran lunga i maggiori beneficiari di aiuti finanziari internazionali. Secondo un'inchiesta di un anno fa di RightsReporter, i palestinesi hanno ottenuto fondi per 3100 dollari pro-capite: una cifra considerevole per quell'economia, e di gran lunga superiore rispetto ai 174 dollari concessi ai congolesi e ai 74 dollari di aiuti annuali ai pakistani. Una mancetta, al confronto.
Eppure, questo fiume di denaro, che ha superato stabilmente i 10 miliardi di dollari all'anno, in minima misura finisce nelle tasche e nella pancia dei palestinesi. Allora, dove sono andati tutti questi soldi?

Non tutti se la passano male, nella Striscia di Gaza. Come annota YNetNews, prima del colpo di stato del 2007, Ismail Haniyeh era un signor nessuno, cresciuto e vissuto in un campo profughi nel nord dell'enclave palestinese. Oggi, il capo politico di Hamas è considerato un milionario: nel 2010 risulta aver versato un corrispettivo di 4 milioni di dollari per un lussuoso appartamento che si affaccia sulla spiaggia di Gaza City (l'appartamento risulta intestato al genero, per evitare imbarazzanti confronti con il popolo). In aggiunta quasi tutti i suoi 13 figli risultano intestatari di terreni e abitazioni nella Striscia di Gaza. Si ritiene che le ricchezze di Haniyeh provengano dal fiorente contrabbando di merci, caduto in disgrazia da un anno, quando la defenestrazione di Morsi ha portato il nuovo governo del Cairo a detonare e intasare con liquami buona parte dei tunnel che solcavano il sottosuolo al confine fra Egitto e Striscia di Gaza. Secondo molte fonti, i contrabbandieri erano costretti a versare all'organizzazione terroristica islamica il 20% del valore delle merci illegalmente introdotte. Grottesco come Hamas sia salita al potere per lo sdegno della popolazione nei confronti della corruzione dilagante di Al Fatah; salvo in seguito ripercorrerne fedelmente le gesta piùspregevoli. Il quotidiano citato riporta testimonianze di un vero e proprio boom immobiliare; concentrato in abitazioni dal valore superiore al milione di dollari. Il professor Ahmed Karima dell'Università Al-Azhar in Egitto, cita l'esistenza di 1200 milionari a Gaza, soltanto nell'entourage di Hamas. Altre fonti confermano l'esistenza di ben 1700 milionari, soltanto fra i gerarchi e gerarchetti di Hamas. La "prigione a cielo aperto" tale non è per tutti.

L'Occidente ha una pesante parte di responsabilità nell'estremismo di Hamas. Gli Stati Uniti sono stati in prima linea nel fornire donazioni finanziarie ai palestinesi; e soltanto di recente sta abbandonando l'ipocrita distrazione circa le finalità a cui questi fondi sono destinati, preferendo un approccio più critico e vigile. L'opposizione del Congresso USA è aumentata da quando un mese fa
Hamas - iscritta nella lista nera del terrorismo internazionale negli Stati Uniti, e non solo lì - è entrata a far parte del governo unitario palestinese. L'altro ieri gli USA hanno bloccato il trasferimento di denaro - "centinaia di milioni di dollari" - proveniente dal Qatar e destinato al pagamento di salari e stipendi ai 44.000 dipendenti pubblici di Hamas, e rimasti senza impiego dopo l'accordo con Al Fatah. Times of Israel fa rilevare che si tratta di una novità rispetto al passato: nel 2012 il sovrano del Qatar Sheikh Hamad bin Khalifa, in visita a Gaza, si impegnò a versare nelle case dell'enclave palestinese la somma di 400 milioni di dollari, senza incontrare sostanziale opposizione.
Sempre secondo RightsReporter, l'emiro del Qatar Sheikh Tamim bin Hamad bin Khalifa Al Thani è volato oggi in Turchia per studiare con Erdogan un piano per aiutare militarmente e finanziariamente Hamas, allo stremo dopo il prosciugamento delle entrate, e provato dalla distruzione di un terzo dell'arsenale dei missili e razzi a disposizione.
Incontrando l'opposizione di Al Sisi, che concorda nel giudicare Hamas organizzazione terroristica, l'Egitto cerca di acquisire un ruolo di peso nella crisi in Medio Oriente, facendo pervenire sostegno ad Hamas; ma al di là di quello morale, sarà ben difficile fornire direttamente denaro, a meno di stivarlo in una spedizione navale diretta a Gaza.
Nel frattempo, per Hamas, finché c'è guerra c'è speranza, e ricchezza; per i palestinesi, un po' meno.

1 commento:

  1. No no, hamas non respinge affatto i 200 TIR di aiuti umanitari che entrano da Israele OGNI settimana. Come riempirebbe i negozi, prenderebbe il pizzo(perché gli aiuti sono gratis, ma i Gazawi li pagano agli addetti delle onlus alla distribuzione), come costruirebbero i tunnels invece delle case per la popolazione che lascia fare?
    Inoltre 5 Hotels a 5 stelle e ville hollywoodiane non sono un sogno, sono proprio lì, reclamizzate da un sito di vacanze online.
    Finché i palestinesi non si ribelleranno a questo stato di cose...ma non vedo come, se le stesse madri sono orgogliose di mandare i figli alla morte purché sia omicida e stragista, a gaza non ci sono civili neanche tra gli asini

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