Continua a sorprendere l'economia israeliana. Il piccolo stato ebraico, la cui economia si è espansa del 6.8% annualizzato nel quarto trimestre, attira interesse e capitali da tutto il mondo. L'eccellenza delle università e dei centri di ricerca, e l'effervescenza del tessuto imprenditoriale, fanno di Israele la meta obbligata per le start-up, dietro l'imprendibile Silicon Valley californiana.
Secondo un rapporto rilasciato dall'IVC Research Center, nel primo trimestre di quest'anno 166 società di nuova costituzione (start-up, appunto) hanno raccolto fondi per complessivi 994 milioni di dollari: si tratta del secondo miglior dato degli ultimi dieci anni. Particolare ancora più sorprendente, i mezzi freschi raccolti risultano in crescita del 48% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, sebbene facciano registrare una contrazione rispetto al passato trimestre. Negli ultimi sei mesi, a marzo, i capitali raccolti dalle start-up israeliane superano i due miliardi di dollari.
Non sorprende che questa effervescenza attiri l'attenzione delle multinazionali high tech. Dopo la visita del CEO in persona Tim Cook, Apple ha deciso di esercitare un'opzione sottoscritta, affittando ulteriore spazio nel polo tecnologico-industriale "O2" di Herzliya. La nuova sede della Mela di Cupertino ospiterà complessivamente oltre 800 dipendenti.
Un piano strategico che contribuirà ulteriormente al tono dell'economia: l'ufficio centrale di statistica rileva un numero di disoccupati contenuti a 220 mila unità, pari al 5.3% della forza lavoro. Il salario medio si attesta correntemente a 9422 shekel (fonte: Central Bureau of Statistics), pari a 2400 dollari / 2200 euro; e il tenore di vita migliora, grazie al contenimento dell'inflazione: i prezzi dei generi alimentari denunciano una contrazione annuale, a marzo, del 2,45%.
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