Mentre si lavora febbrilmente alla concessione dello stato di potenza nucleare all'Iran degli ayatollah, al contempo si prepara l'offensiva diplomatica nei confronti di Israele. Il piccolo stato ebraico deve fronteggiare la minaccia bellica esistenziale del regime di Teheran, ma anche quella non meno minacciosa del regime di Bruxelles.
Fonti diplomatiche hanno reso noto oggi che una volta definito il quadro normativo che in breve tempo consentirà al fondamentalismo islamico sciita di dotarsi di ordigni nucleari, gli sforzi dell'Europa saranno coordinati con quelli delle Nazioni Unite, per costringere Gerusalemme ad una resa diplomatica che si tradurrà in traumatici sacrifici territoriali.
Un alto esponente di Bruxelles ha testualmente rivelato questa mattina al quotidiano Ma'ariv che «presto sarà congegnata un'offensiva diplomatica nei confronti di Israele, che sorprenderà anche i più pessimisti a Gerusalemme. Al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, nelle capitali europee e al Palazzo di Vetro non vedono l'ora che l'intesa con l'Iran sarà formalizzata e approvata dal Congresso americano», ha concluso con tono minaccioso la fonte diplomatica.
Secondo i media, l'offensiva sarà sferrata a settembre, e riguarderà una serie di provvedimenti discriminatori nei confronti del commercio, dell'agricoltura, dell'istruzione e della ricerca. Non si esclude una clamorosa decisione da parte di Barack Obama, che potrebbe dichiarare la decisione da parte degli Stati Uniti di rinunciare al diritto di veto nei confronti delle risoluzioni emanate dal Palazzo di Vetro nei confronti di Gerusalemme.
Questa rinnovata ostilità indurrà l'Autorità Palestinese ad un atteggiamento ancora più intransigente e scarsamente orientato al dialogo e alla moderazione: se l'Occidente asseconda tutte le assurde rivendicazioni palestinesi, senza il bisogno di trattativa e negoziazione, perché mai Abu Mazen dovrebbe adottare toni conciliatori?
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