mercoledì 17 giugno 2015

Non fate sapere a Bruxelles che i palestinesi comprano israeliano...

L'offensiva del BDS rischia di afflosciarsi in tempi brevi. Il governo di Gerusalemme sta studiano azioni legali finalizzate al riconoscimento di congrui risarcimenti in denaro da parte dei boicottatori dello stato ebraico. Il neoministro della Giustizia sta approvando una serie di provvedimenti che inchioderà i militanti del BDS alle loro responsabilità civili e penali. Ma forse non sarà necessario adottare questa determinazione.
Il fatto è che il movimento di boicottaggio sovente si annulla da se', con iniziative che finiscono per penalizzare la parte che si presume voglia essere tutelata: basti pensare alle manifestazioni che hanno indotto la chiusura della fabbrica SodaStream di Maale Adumin, con conseguente perdita di impiego da parte di diverse centinaia di palestinesi. O agli innumerevoli esempi di innovazione scientifica e tecnologica di cui godono gli stessi odiatori di Israele. Presi da soli, i militanti del BDS sono sterili se non grotteschi; è quando ci si mette di mezzo la politica e l'ideologia, che i danni si avvertono.
Voci di corridoio assicurano che, una volta definito lo status di potenza nucleare dell'Iran, Bruxelles ufficializzerà un pacchetto di provvedimenti finalizzati a penalizzare pesantemente le produzioni israeliane nei territori contesti ad est della Linea Verde; nel tentativo di rendere più "europea" la florida economia israeliana, e più malleabile la dirigenza di Gerusalemme. L'Unione Europea, non è un segreto, parteggia apertamente per i palestinesi, e si è spinta fino ad edificare illegalmente in territori che gli Accordi di Oslo - sottoscritti in pompa magna dal Vecchio Continente nel 1993 - assegnano provvisoriamente alla giurisdizione israeliana, in attesa di definitivi accordi di pace: una plateale e un po' scomposta illegalità, opportunamente rimossa dalle ruspe.



Ma per fortuna, il BDS vanifica gli sforzi della burocrazia occidentale, con clamorosi autogol. Kay Wilson, sopravvissuta nel 2010 ad un attentato da parte di terroristi palestinesi, ha compiuto una scoperta interessante in questi giorni: gli scaffali dei magazzini di Betlemme, nei territori amministrati dai palestinesi, sono zeppi di mercanzia vistosamente Made in Israel. Malgrado la retorica antisemita del regime di Ramallah, che auspica un futuro stato "judenrein", i palestinesi dimostrano di apprezzare i prodotti realizzati al di là della Linea Verde; e, a quanto pare anche al di qua, malgrado siano confezionati dagli "odiati sionisti".
Qualcuno dovrà prendersi ora la briga di spiegare a Bruxelles che la sua agenda penalizzante nei confronti di Gerusalemme non gode dell'approvazione del territorio...

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