Human Right Watch si è finalmente svegliata da un lungo sonno. L'organizzazione che ha prodotto due soli documenti critici sulla Siria, nello stesso periodo in cui ha prodotto 25 documenti critici su Israele, ha denunciato gli abusi di Hamas ai danni dei palestinesi nella Striscia di Gaza. Torture a mezzo di bastoni di metallo, finte esecuzioni, arresti arbitrari sono la pressi per l'organizzazione terroristica islamica che governa la Striscia ininterrottamente dal 2007 (in coabitazione con Fatah dal 2006). HRW in un comunicato sollecita il gruppo a «modificare senza esitazioni il sistema giudiziario criminale».
Una locuzione morbida, figlio di una sofferta dissonanza cognitiva, che farà fatica a farsi largo fra le prime pagine dei giornali occidentali, dove le denunce del sistema giudiziario guadagnano la ribalta solo se il carceriere è israeliano, e se il carcerato è in sciopero della fame; non importa se è stato tenuto un regolare processo, se l'imputato ha ammesso i suoi crimini, se minaccia di perpetrarli e se le condizioni detentive sono relativamente confortevoli.
Sostiene un portavoce di HRW «c'è una ampia evidenza che i "servizi di sicurezza" (sic!) torturano impunemente la gente in prigione, negando ai prigionieri i loro diritti». Gli israeliani lo sanno bene: il povero caporale Gilad Shalit, sequestrato da un commando di Hamas in territorio israeliano, è stato tenuto nascosto per cinque lunghi anni; non ha potuto parlare con nessuno, non ha beneficiato nemmeno di una visita della Croce Rossa; con i genitori che hanno dovuto affrontare per tutto questo tempo il silenzio lacerante quando non lo scherno oltraggioso dei media palestinesi.
A Gaza la popolazione civile anche lontanamente sospettata di simpatizzare per il "nemico" israeliano, o peggio di collaborare con esso, rischia la condanna per fucilazione, come è occorso a Abdel Karim Shrair, arrestato nel 2008 e torturato per tre settimane. Ha ammesso sotto tortura una non meglio specificata collaborazione con Israele. La madre, che l'ha potuto visitare due mesi dopo l'arresto, notò lividi sulle gambe e sul viso, segni di corda su mani e braccia, e bruciature sul petto. E' stato ucciso l'anno scorso. Hamas ha proibito alla famiglia la sepoltura, picchiando i suoi cari quando cercarono di impossessarsi dei suoi resti.
Casi simili sono diffusi, nella Striscia di Gaza, e non riguardano solo gli "oppositori politici", o presunti tali. Secondo HRW molti palestinesi che hanno subito torture sono troppo terrorizzati per denunciare l'accaduto. Gli stessi ospedali si rifiutano di far visionare le cartelle cliniche.
Fonte: Times of Israel.
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