Sabato mattina l'imbarcazione "Estelle", battente bandiera finlandese e partita dalla Svezia, è stata abbordata da mezzi della marina militare israeliana dopo ripetuti inviti a non proseguire la navigazione verso le acque di Gaza, dove è in vigore un blocco navale, volto a prevenire l'arrivo di armi e munizioni a beneficio di Hamas, che governa la Striscia dal 2006-2007, e che quotidianamente sferra i suoi attacchi nei confronti della popolazione civile dell'Israele meridionale.
Questa crociera si è risolta come le precedenti: in un nulla di fatto. Nel 2011 sono entrati a Gaza tramite i valichi israeliani di Kerem Shalom e di Erez, beni per 1,2 milioni di tonnellate. Una enormità, rispetto al carico potenziale di una simile imbarcazione. Enorme la sorpresa, quando il carico delle Estelle si è rivelato non esistente: niente aiuti umanitari, niente palloni, o materiale velico, o giocattoli, come in precedenza promesso. Niente: le stive erano completamente vuote.
Israele avrebbe potuto concedersi la leggerezza di consentire ai vacanzieri-pacifinti internazionali di raggiungere Gaza? improbabile, se si ammette che uno stato possa difendersi dalle minacce esterne: almeno una dozzina di volte negli ultimi dieci anni via mare sono arrivati o transitati armi e munizioni. La Victoria l'anno scorso (50 tonnellate di munizioni, nascoste sotto cotone e lenticchie) e la Francop tre anni fa (500 tonnellate, destinate dall'Iran alla Siria, e intercettate ai confini con le acque territoriali di Cipro) sono i casi più eclatanti.
Non si gioca con le vite umane. Qualsiasi stato ha il dovere di prevenire che i suoi nemici mortali si armino. Non si può essere leggeri. Potrebbe mancare una seconda possibilità.
Questa impresa, davvero in tono minore per convinzione e capacità di colpire l'immaginazione pubblica (l'emiro del Qatar ha appena donato 254 milioni di dollari), ennesimo insuccesso dopo altre iniziative simili (Freedom Flytilla, Global March to Jerusalem, eccetera); rivela però l'orientamento parziale dei media europei, sempre pronti a correre in soccorso di chi non si fa molti scrupoli per mostrare il proprio animo bellicoso e terroristico: l'emergenza umanitaria è altrove, in Siria i morti in un anno e mezzo si contano in diecine di migliaia (fra cui oltre 500 sono proprio palestinesi), e a Gaza casomai invocano disperatamente nuove forniture di iPhone e altri gadget tecnologici.
Ma niente: i media europei sono stati divisi fra un imbarazzato silenzio per la "non-notizia", e un grottesco appoggio che ne ha ridicolizzato l'autorevolezza e la credibilità. Come è il caso dell'emittente britannica Sky News...
Nessuna citazione dell'emergenza umanitaria nei campi profughi palestinesi in Libano, Siria e Giordania; ne' per gli incessanti attacchi da parte di Hamas nei confronti di un milione di persone inermi che vivono nel sud di Israele; ne' per i palestinesi che sono brutalmente torturati da Hamas nella stessa Gaza, o che chiedono in Cisgiordania la testa del corrotto ceto dirigente: non fanno notizia, per i media europei..
di Simon Plosker
L'imbarcazione Estelle, battente bandiera finlandese, e i cui passeggeri ed equipaggi includeva attivisti e parlamentari provenienti da Grecia, Svezia, Stati Uniti, Canada, Norvegia ed Israele, è stata raggiunta sabato dall'IDF e scortata al porto di Ashdod dopo un tentativo di violazione del blocco navale israeliano al largo delle coste di Gaza.
In un video che ha accompagnato la copertura online dell'evento, Sky News ha fornito una piattaforma alla portavoce dell'organizzazione che ha promosso l'iniziativa; la quale portavoce ha asserito, senza che dall'emittente sia giunta una smentita, che «il blocco è illegale e non è accettato dalla comunità internazionale». La portavoce ha altresì asserito che il blocco non ha niente a che vedere con la sicurezza di Israele. Ciò contrasta con il fatto che razzi e missili continuano ad essere sparati da Gaza verso le città israeliane, e malgrado il fatto che la Striscia sia amministrata da una organizzazione terroristica come Hamas.
Per quanto concerne la presunta illegalità del blocco israeliano, ciò è palesemente falso. Il Segretario Generale dell'ONU in persona ha creato una commissione per esaminare gli eventi che seguirono all'incidente della Freedom Flotilla. Il rapporto elaborato in seguito dalla Commissione Palmer concluse che il blocco navale di Gaza è legale, e che Israele ha il diritto di opporre un blocco navale; anche in acque internazionali. Non è la prima volta che Sky News ignora questo elemento fondamentale nell'informazionje che fornisce su questo tema e in particolare a proposito della Mavi Marmara.
Mentre la giornalista di Sky News Colin Brazier si è chiesto se l'IDF avesse fatto tutto il possibile per evitare un attracco non violento dell'imbarcazione, che si presumeva trasportasse 2 alberi di ulivo, 41 tonnellate di cemento, libri, giocattoli e materiale medico; non si è chiesta e non ha chiesto se questi oggetti avessero potuto essere di utilizzo improprio da parte di Hamas.
Non è stato nemmeno detto che gli "aiuti umanitari" sarebbero stati comunque consegnati a Gaza, una volta scaricati e verificati al porto di Ashdod da parte delle autorità israeliane. Ma come ha presto reso noto l'IDF, a bordo della Estelle non c'era l'ombra di aiuti umanitari. Può essere che la barca non trasportava aiuti umanitari semplicemente perché a Gaza non c'é una crisi umanitaria?
In effetti, l'intervistata da Sky ha chiaramente riconosciuto che la missione di Estelle era quella di solidarizzare con i palestinesi di Gaza. La Estelle non era una imbarcazione di aiuti, e l'unico scopo era quello di provocare le autorità e suscitare l'interesse dei media. Sfortunatamente, i giornali e le TV hanno ancora una volta scelto una non-notizia, nella vaga speranza di un seguito come quello della Mavi Marmara.
Mancando un analogo incidente, i media si sono a quel punto concentrati su qualcosa che richiamasse una qualsiasi violenza, anche se una simile notizia risultava del tutto infondata: dopo aver raggiunto l'imbarcazione, la marina militare ha assistito i passeggeri, e offerto loro cibo e bevande.
Forse molti media dovrebbero riconsiderare la credibilità dei responsabili di queste organizzazioni, i quali senza neanche essere a bordo della Estelle (e avendo precedentemente lamentato in prima persona di aver perso il contatto radio, NdT), hanno reso noto alle agenzie che la nave era «sotto attacco». Quando ciò si è rivelato palesemente falso, il proclama è stato modificato lamentando una «dimostrazione di spietatezza».
Alla fine, le motivazioni degli attivisti sono state ben sintetizzate dal primo ministro Netanyahu, il quale ha affermato: «anche i passeggeri della barca sono ben consci che a Gaza non vi è alcuna crisi umanitaria. Piuttosto, il loro obiettivo era quello di creare una provocazione e di infangare il nome di Israele. Se davvero fossero stati interessati ai diritti umani, avrebbero dovuto navigare verso la Siria».
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