lunedì 29 ottobre 2012

La Striscia di Gaza scivola verso l'Islam sunnita

La Striscia di Gaza sta diventando sempre più un protettorato sunnita.
Si va dileguando la sfera di influenza sciita dell'asse Iran-Siria. L'isolamento internazionale del regime di Assad a Damasco, dove Hamas in passato aveva il suo quartier generale, e il supporto ancora oggi garantito ad un regime che ha ammazzato nell'ultimo anno e mezzo oltre 500 profughi palestinesi, hanno indotto l'organizzazione terroristica che governa la Striscia dal 2006/2007 (prima in coabitazione con gli uomini di Al Fatah, poi in solitudine dopo un sanguinoso colpo di stato) ad accettare sempre più il protettorato sunnita.
Non si dimentichi che Hamas è una costola storica dei Fratelli Musulmani che ora sono saliti al potere nel vicino Egitto. E mentre c'é chi sospetta una progressiva integrazione che possa arrivare a trasformare Gaza in una provincia dell'Egitto, il riconoscimento internazionale è sempre più evidente. La scorsa settimana l'emiro del Qatar è giunto qui in visita ufficiale, provocando l'irritazione dell'Autorità Palestinese che vede sfumare sempre più la propria legittimità (per la verità, messa in discussione dalla corruzione dilagante e dalla pesante sconfitta delle recenti elezioni amministrative). Ora si apprende che sta per visitare l'enclava palestinese il sultano del Bahrein, anch'egli sunnita, e acerrimo nemico dell'Iran (il che naturalmente non lo rende "amico" di Israele).
La visita, programmata per i prossimi giorni, è organizzata dall'UNRWA, l'agenzia ONU speciale per i "profughi" palestinesi di cui ci siamo occupati tanti volte.
Ciò implica che le Nazioni Unite stanno implicitamente riconoscendo il regime sanguinario di Hamas? si direbbe di sì. Resta da vedere come il Palazzo di Vetro reagirà al diniego opposto da Hamas, che fermamente condanna la decisione delle scuole gestite dall'UNRWA a Gaza di insegnare la tragedia dell'Olocausto, in quanto ritenuto lesivo delle rivendicazioni palestinesi e del loro presunto "diritto al ritorno" (non tanto dei 500 mila che spontaneamente lasciarono il neonato stato ebraico nel 1948, quanto dei loro milioni di discendenti).

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