Fa ancora fatica a trovare spazio una notizia che getta una luce inquietante sulle tecniche diaboliche impiegate dai sionisti ai danni dei poveri palestinesi. Dobbiamo ringraziare il New York Times, che cita un rapporto del ministero della salute gazano.
Nell'ambito delle celebrazioni per la "festa del sacrificio" (in arabo: eid al adha), a Gaza un palestinese è rimasto ucciso da una mucca, mentre ne tentava la macellazione nella sua abitazione. Probabilmente i bovini nella Striscia sono abbondanti e a buon mercato, al punto da poter essere acquistati integralmente e non a porzioni. Il motivo di questo acquisto cospicuo però non stava in una offerta particolarmente speciale dell'ipermercato locale: il fatto è che durante la festa del sacrificio i musulmani sono soliti macellare pecore, mucche e capre. Molti si affidano a mani esperte; non pochi si portano il sacrificio a casa.
Una pratica che può risultare deprecabile per alcuni, ma tant'é. I problemi nascono quando questi animali sono condotti nelle proprie abitazioni. C'é chi sospetta che essi provengano da allevamenti israeliani: e ciò spiegherebbe la loro innaturale ritrosia ad essere macellati senza opporre alcuna resistenza.
Questa appare la ragione più efficace per spiegare i 150 feriti che sarebbero stati accolti finora dagli ospedali della Striscia di Gaza, nel primo di quattro giorni di celebrazioni.
Aggungiamo le mucche sioniste agli altri animali ostili e spioni: squali, rapaci, polli.
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