domenica 2 dicembre 2012

L'iniziativa palestinese all'ONU è legalmente nulla

di Jordan Sekulow and Matthew Clark*

Giovedì l'Autorità Palestinese (AP) cercherà ancora una volta il riconoscimento come stato presso le Nazioni Unite. Sebbene questa forma di riconoscimento non conferirà all'entità palestinese lo status di membro dell'ONU, essa nondimeno ridisegnerebbe il Medio Oriente, minerebbe il diritto internazionale, bloccherebbe il processo di pace e violerebbe il fondamentale diritto di Israele all'esistenza.
La risoluzione che l'AP sottoporrà all'assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) contiene numerosi punti che vanno oltre la semplice (ma comunque illegale) richiesta di ingresso come stato osservatore non membro da parte dell'Autorità Palestinese. L'American Center for Law and Justice (ACLJ) ha esaminato la questione dal punto di vista legale, individuando molti punti deboli e irregolarità della risoluzione palestinese.

Anzitutto, l'AP chiede all'ONU l'istituzione di uno stato di Palestina «sul territorio palestinese occupato (da Israele) a partire dal 1967, con i confini precedenti il 1967». E' importante comprendere storicamente e fattualmente che la risoluzione dell'AP è inaccurata: Israele non ha occupato terra palestinese; quantomeno, il territorio è conteso, ma legalmente non è occupato:

In alcun momento nella storia è esistito uno stato arabo palestinese o comunque un'entità araba palestinese, che ha esercitato una forma di sovranità su un qualsiasi appezzamento di terra. Dopo che il Regno Unito si ritirò dal mandato palestinese nel maggio 1948, i palestinesi ebrei dichiararono la loro indipendenza, in tal modo stabilendo lo stato di Israele. I vicini arabi degli israeliani attaccarono immediatamente il nascente stato ebraico. Ma anziché risultarne sconfitto, il neonato stato di Israele conquistò territorio ulteriore rispetto a quello originariamente assegnatogli dal piano di partizione delle Nazioni Unite. La guerra terminò con una serie di armistizi che, su insistenza araba, precisarono che le linee armistiziali non erano da intendersi come confini validi sul piano formale, il che lasciava intendere che i confini definitivi sarebbero stati negoziati.

Difatti, le zone disputate non sono mai state governate da entità politiche arabo-palestinesi: nessuna di esse fu istituita nel 1949: l'esercito giordano occupò il West Bank, mentre l'esercito egiziano occupò la Striscia di Gaza. Israele conquistò questi territori quando fu attaccato nel 1967. Le Nazioni Unite, nella risoluzione 242, non hanno mai specificato che tutti questi territori dovessero tornare al controllo della Giordania o dell'Egitto.
Come spiega la nostra analisi legale, la risoluzione «chiede soltanto che Israele restituisca "territori" conquistati durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967: non "i territori", o "tutti i territori" che ha conquistato. La precisazione è necessaria e non casuale.
In secondo luogo, l'AP chiede che le Nazioni Unite concedano qualcosa che non è nella loro autorità dal punto di vista del diritto internazionale: cioé, il riconoscimento come stato.
L'ONU stessa riconosce questo principio del diritto internazionale, laddove afferma che:

Il riconoscimeno di un nuovo stato o governo è un atto che solo altri stati e governi possono garantire o negare... Le Nazioni Unite non sono uno stato o un governo, e pertanto non possiedono alcuna autorità per riconoscere uno stato o un governo. Come organizzazione di stati indipendenti, può ammettere nuovi stati al suo interno o accettare le credenziali dei rappresentanti di un nuovo governo.
Come spieghiamo:

Pertanto, l'esistenza di uno stato è una condizione necessaria e aprioristica per accedere all'ONU come membro effettivo, e l'ONU riconosce che non ha il potere per riconoscere uno stato. Al contrario, ogni determinazione di stato da parte dell'UNGA sarebbe un atto politico, non una norma di legge. Pertanto, ogni riconoscimento di stato sarebbe illegittimo, come sarebbe lo "stato" riconosciuto tale.

Dal punto di vista del diritto internazionale, la Convenzione di Montevideo contiene i principi chiave universalmente accettati per il riconoscimento come stato; vale a dire, per essere classificata come stato, un'entità deve possedere una popolazione permanente, un territorio definito, un governo e una capacità di entrare in relazione con altri stati. L'incapacità dell'AP di rispettare più d'uno di questi cardini preclude ogni legittima aspirazione ad essere riconosciuto come stato.
L'indisponibilità dell'AP a negoziare un territorio definito con Israele, e l'autorità concorrenziale di Hamas nella Striscia di Gaza rispetto all'AP nel West Bank, «confermano il fatto che i palestinesi difettino del controllo territoriale e di una capacità di esercitare azione di governo, necessari per una sovranità che coincida con l'essenza di stato».
Questo tentativo alle Nazioni Unite di creare un nuovo stato, «sovverte il diritto internazionale» e, conseguentemente, «ogni riconoscimento da parte dell'UNGA è legalmente nullo».

Terzo, la risoluzione dell'AP accusa Israele di aver ottenuto illegalmente i territori contesi attraverso guerre di aggressione. Ancora uan volta, questa accusa è priva di sostegno legale o sostanziale. Il diritto internazionale non consente di acquisire territorio mediante guerre di aggressione. La questione è se il territorio può essere ottenuto mediante iniziative difensive.
In effetti, quando uno stato viola il diritto internazionale impegnandosi in una guerra di aggressione, e a causa di questo perde il territorio che occupa, non c'è alcuna prescrizione nel diritto internazionale che impone che questo territorio ritorni allo stato che viola il diritto. In caso contrario, evidentemente, l'aggressore sarebbe trattato sullo stesso piano della vittima. Da questo punto di vista, Israele ragionevolmente ritiene che il territorio sia stato acquisito mediante guerra difensiva.
Come spiegato in alto, i territori disputati sono stati ottenuti da Israele nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni, e non sono certo stato il risultato di una aggressione da parte di Israele. Per cui, lo stato ebraico rispetto in pieno il diritto internazionale, e «negoziati fra le parti sono necessari per determinare l'appartenenza dei vari territori».

Quarto, l'AP chiede il riconoscimento statuale e l'acquisizione del territorio controllato da Israele come pre-condizione per negoziare e pervenire ad un accordo di pace con Israele. Essenzialmente, l'AP chiede che i negoziati inizino dalla migliore delle possibilità per essa, dopo aver rigettato tutti i precedenti accordi. Il parere legale dell'ACLJ conclude che:
Tentando di ottenere una dichiarazione di riconoscimento statuale da parte dell'ONU, l'AP è in diretta violazione di una serie di accordi fra palestinesi e israeliani, che prescrivono i negoziati bilaterali. Portando la questione direttamente davanti all'UNGA, l'AP deliberatamente viola gli obblighi derivanti dai precedenti trattati sottoscritti, obblighi che ha liberamente assunto sotto gli auspici della comunità internazionale. Ad esempio, gli esponenti palestinesi esplicitamente concordarono di non cambiare la condizione dell'AP al di fuori di colloqui di pace ai sensi degli accordi transitori. Appellandosi alle Nazioni Unite anziché negoziare, l'AP distrugge tutti gli sforzi compiuti finora dalle Nazioni Unite per perseguire la pace. Qualora l'UNGA dovesse riconoscere uno stato palestinese, essa semplicemente minerebbe la sua stessa legittimità nell'ambito della comunità internazionale.

Dal punto di vista legale, la disponibilità dell'AP a violare gli accordi solenni sottoscritti con Israele, avventurandosi in una richiesta unilaterale alle Nazioni Unite, svincola Israele dal «rispettare i suoi obblighi nell'ambito dei medesimi accordi».
Ciò verosimilmente potrebbe «avviare una risposta forte che potrebbe far deragliare indefinitamente il conseguimento della pace fra israeliani e palestinesi, così come l'istituzione di uno stato arabo palestinese».
Infine, la risoluzione palestinese alle Nazioni Unite poggia su frammenti e pezzi di alcune risoluzioni precedenti per poggiare su un supporto, ignorandone altre e alterandone il contenuto. Non solo i palestinesi arabi respinsero i principi fissati nel 1947 per la creazione di due stati, mentre i palestinesi ebrei li accettarono; ma gli arabi attaccarono immediatamente il nuovo stato ebraico e da allora c'é un conflitto perenne. La mente corre alle migliaia di missili palestinesi piovuti sulle famiglie israeliane solo pochi giorni fa.
I palestinesi continuano ad ignorare le stesse risoluzioni ONU che prescrivono il riconoscimento come stato di Israele. Come conclude l'analisi, «nel citare la risoluzione 181 dell'UNGA e la risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, come supporto per la richiesta di riconoscimento statuale, l'AP dimostra la propensità di pescare dalle risoluzioni ONU ciò che aggrada, ignorando quelle porzioni che scalzano le loro posizioni».
Il voto di giovedì segna fondamentalmente un tentativo di ridisegnare il Medio Oriente a spese del diritto internazionale, della pace, e del popolo palestinese e israeliano. Anche se dovesse passare la risoluzione, i suoi effetti legali sarebbero nulli.

* Fonte: Washington Post del 28/11/2012.

2 commenti:

  1. Ineccepibile. Peccato che, nella nostra -mi limito all'Italia- opinione pubblica drogata questi principi non interessino.
    In più ci si mettono gli scrittori israeliani con le chiacchiere su una fantomatica "Palestina occupata" e il giochino è fatto.
    Comprensibile che Israele allarghi il numero dei cosiddetti insediamenti.
    Mara

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  2. cara MARA,mi piacerebbe sapere da te i governi palestinesi prima della nascita di istraele

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