Quando si tratta di salvare la vita, si accantonano rancori e ostilità spesso alimentati da un ceto politico autoreferenziale e corrotto. Ha fatto scalpore la notizia di qualche settimana fa del cognato del primo ministro di Gaza, ricoverato in un ospedale israeliano per un delicato intervento chirurgico. Magari la credibilità e la coerenza di Hamas hanno subito nella circostanza un pesante contraccolpo, ma ha prevalso il principio sintetizzato nel celebre "c'ho famiglia" di Ennio Flaiano. Ma sono casi eclatanti, che facilmente guadagnano le prime pagine dei giornali. Meno noti i tanti casi di salvataggio di vite umane da parte degli ospedali israeliani a vantaggio delle famiglie palestinesi che ad essi ricorrono.
Un caso di questi è stato reso noto in questi giorni. Jian Abu Agram è una donna di 31 anni, originaria di Gaza, che ha perduto tre figli per malformazioni congenite alla nascita. Così, quando la sua bambina ha presentato una patologia intestinale, confortata dai suoi medici, non ha esitato questa volta a preferire l'ospedale di Kfar Sava, nei pressi di Tel Aviv, agli ospedali egiziani a cui si era precedentemente rivolta.
L'intervento, complesso, è perfettamente riuscito, e la bambina è tornata a casa due settimane fa, insieme alla mamma, attraverso il valico di Erez.
Fonte: Arutz Sheva.
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