Malgrado le pesanti perdite (44 milioni di sterline) sopportate nel 2011, e la prospettiva di dolorosi tagli al personale, la linea editoriale del britannico Guardian continua ad essere improntata ad una sistematica distorsione della realtà. Piuttosto che riportare i fatti, il quotidiano fornisce una propria visione, spesso poggiata su fonti parziali e piuttosto discutibili. Vistosa l'emorragia di lettori, ma ciò non sta impedendo di proseguire nella mistificazione della realtà.
L'atteggiamento del Guardian nei confronti della questione mediorientale è esemplare. Il quotidiano progressista non esita a prendere per buone le testimonianze di fonti smaccatamente filopalestinesi, negando alla controparte una replica che metterebbe in luce la discutibilità di quanto riportato. Talvolta però persone di buona volontà impongono una revisione dei contenuti, a cui segue la sofferta smentita.
Di recente il Guardian è stato costretto a chiarire un articolo dello scorso maggio, in cui sosteneva che l'equipaggio a bordo della Mavi Marmara, l'imbarcazione dell Freedom Flotilla (armata dall'IHH, un'organizzazione turca vicina all'ISM, a sua volta con profondi legami con i terroristi di Hamas) era disarmato, quando fu raggiunto dalle forze di sicurezza israeliane che intendevano impedire il tentativo di forzatura del blocco navale al largo delle coste di Gaza. Un blocco pienamente legittimo, secondo il diritto internazionale.
La commissione Palmer, istituita dalle Nazioni Unite, ha appurato che l'equipaggio a bordo della Mavi Marmara era in effetti armato di coltelli, bastoni metallici, catene e fionde. Filmati, diffusi dall'esercito israeliano, mostravano i militanti colpire violentemente i soldati israeliani una volta che questi salirono a bordo della Mavi Marmara. Ma queste evidenze furono taciute a maggio dal Guardian, che si è visto citare in giudizio da un lettore, assistito da una associazione americana per i diritti civili, la quale ha fatto appello al Press Complaints Commission, l'autorità britannica di controllo dell'operato equo della stampa.
La PCC ha riconosciuto che l'articolo in questione era "impreciso e fuorviante", evidenziando come non corrispondesse a realtà l'affermazione secondo cui i passeggeri della Mavi Marmara fossero disarmati: una affermazione che induceva il lettore a trarre conclusioni errate sull'andamento dei fatti. Il Guardian è stato così costretto a pubblicare una rettifica nella versione online del quotidiano.
Trattasi dello stesso quotidiano che di recente è stato colto in errore, quando ha indicato in Tel Aviv la capitale di Israele, salvo in seguito ritornare sui propri passi con analoghe modalità.
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