I nemici dello stato ebraico sostengono la strampalata proposta dell'OLP di favorire il "ritorno" dei discendenti degli arabi che nel 1948 furono convinti dagli stati confinanti a lasciare Israele alla vigilia della guerra che avrebbero mosso contro il neonato stato israeliano. Nel frattampo i 6-700 mila arabi si sono decuplicati, e un "ritorno" dei loro figli, nipoti e pro-nipoti equivarrebbe all'annichilimento di Israele. Da questo punto di vista non c'è granché differenza fra la "mission" di Hamas, che dichiara questa volontà nel suo atto costitutivo, e quella dell'OLP, che mira di fatto allo stesso obiettivo, anche se ufficialmente solo con l'uso dell'arma demografica.
C'è da chiedersi però se questo intento sia condiviso dagli arabi che ancora oggi abitano in Israele: un quinto della popolazione complessiva. Secondo un recente sondaggio, reso noto dal Jerusalem Post, il 60% degli arabi israeliani dichiara di avversare un eventuale matrimonio delle loro figlie con palestinesi del West Bank; quasi uno su cinque (il 18% del campione intervistato) cambierebbe casa se il nuovo vicino di casa provenisse da Giudea o Samaria.
Lo scarso sostegno di cui la "causa palestinese" gode fra gli arabi israeliani deve aver indotto il governo di Abu Mazen a Ramallah a destinare le risorse finanziarie altrove. Inutile promuovere con una comunicazione efficace un programma in cui crede soltanto una dirigenza interessata ad auto-perpetrarsi in eterno. Meglio ricompensare adeguatamente chi si "sacrifica" contro l'odiato nemico.
Si apprende così che, malgrado la grave crisi finanziaria in cui versa l'Autorità Palestinese, i cui vertici sono in continuo pellegrinaggio alla ricerca di nuovi fondi, l'anno scorso il governo ha triplicato l'assegno mensile inviato alle famiglie dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane per atti di terrorismo, incluso quello suicida. I sussidi (un welfare state con i fiocchi - neri - non c'è che dire...) sono erogati non solo agli affiliati ad Al Fatah, il partito di Abu Mazen; ma anche ai criminali appartenenti agli odiati rivali di Hamas. Secondo un canale televisivo israeliano, che ha mostrato documenti firmati dal primo ministro dell'ANP, 11 milioni di dollari al mese sono spesi per sostenere le famiglie dei terroristi: il 6% del bilancio dello stato. La paga è commisurata agli anni di reclusione comminati dal tribunale, dal numero di figli a carico, e dalla "anzianità terroristica": Abdullah Barghouti, condannato a 67 ergastoli per l'uccisione di altrettanti israeliani, beneficia di un sussidio mensile di 1500 dollari: una sommetta niente male, in un'area dove il reddito mensile medio non supera i 600 dollari. Rende bene fare i terroristi, da queste parti...
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