Centinaia di palestinesi ieri hanno manifestato negli ultimi giorni a Nablus, a Betlemme e a Ramallah, nel West Bank. Proteste per il rincaro dei generi alimentari e per l'aumento del costo della vita e della disoccupazione. Ma soprattutto si chiede virtualmente la testa di Salam Fayyad, primo ministro di Abu Mazen, presidente di un'Autorità sempre più corrotta e invisa alla popolazione: "non ci rappresentate", era l'urlo che campeggiava sul cartello di un manifestante. I vertici dell'AP hanno cercato di ribattere le responsabilità sul vicino Israele, e su una sua presunta occupazione (lo stato ebraico occupa ancora soltanto l'1.5% dei territori contesi dopo la Guerra dei Sei Giorni), nonché su una ventilata "giudeizzazione" della capitale ebraica.
Il rischio che l'Autorità Palestinese imploda, schiacchiata da corruzione, malaffare, inefficienza nella gestione della cosa pubblica e privazione dei basilari diritti civili, è sempre più concreto. Questo, mentre a Gaza Hamas sarebbe sempre più pronta a proclamare uno stato autonomo, che manderebbe definitivamente in frantumi la pretesa di uno stato palestinese: al posto di una Palestina, uno "stato della Striscia di Gaza" - satellite della repubblica islamica d'Egitto - che già alcuni chiamano Hamasstan.
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