Continuano le proteste dei palestinesi nei confronti del regime di Hamas che dal 2007 governa in solitudine la Striscia di Gaza, dopo le elezioni dell'anno precedente che sancirono un sostanziale testa a testa con la fazione rivale di Al Fatah (poi esautorata con un brutale colpo di stato).
Un bambino è morto e un'altra è gravemente ferita, per le ustioni riportate in seguito all'incendio che ha bruciato la loro casa a Bureij, nella Striscia di Gaza. La casa era illuminata con candele, una delle quali è caduta accidentalmente, alimentando il fuoco che ha devastato l'abitazione.
La famiglia al-Bogdadi è fra le tante che nella Striscia di Gaza vive priva di corrente. Come è noto Hamas prima si riforniva di combustibile dal governo egiziano, che passava la materia prima per la centrale elettrica a prezzi politici. Ciò permetteva una lucrosa cresta, che adesso è cessata perché il nuovo governo dei Fratelli Musulmani si rifiuta di fornire gasolio a prezzi diversi da quelli internazionali. Offerte di fornitura da parte del vicino Israele sono state più volte sdegnatamente respinte.
Così, da febbraio, la popolazione di Gaza riceve energia per sole sei ore al giorno. Ci si arrangia come possibile, ma chi non ha un generatore autonomo, è costretto a ricorrere a mezzi di fortuna. Purtroppo la fatalità è sempre dietro l'angolo.
Più di 500 palestinesi sono scesi per strada per protestare contro il regime di Hamas. Nulla di nuovo, ormai: le manifestazioni ostili all'organizzazione terroristica sono ormai all'ordine del giorno, e si teme meno che nel passato una reazione violenta. I manifestanti ieri urlavano «la gente vuole abbattere il regime»: uno slogan che ha scandito le ultime ore dei governi di Mubarak in Egitto e di Ben Alì in Tunisia. La primavera araba è dunque giunta anche nei territori palestinesi: prima nel West Bank, ora nella Striscia di Gaza. Ma nessuno si illude: pochi giornali ne parleranno, questa volta, in Europa.
Nessun commento:
Posta un commento