I governi occidentali dovrebbero smetterla di incoraggiare gli arabi a credere che un giorno Israele abbandonerà mezza Gerusalemme, a favore di un futuro stato palestinese. Non succederà mai. E più i nostri politici condannano Israele quando costruisce nella periferia della capitale, più mantengono le ambasciate a Tel Aviv; e più gli arabi si persuadono di poter rovesciare la creazione del moderno stato di Israele.
Ecco cosa ha da dire sul tema Eli E Hertz, presidente di "Myths and Facts", una organizzazione dedicata alla ricerca e alla divulgazione di informazioni sul Medio Oriente.
I palestinesi hanno maturato la convinzione che storicamente sono esistite due Gerusalemme: una "Gerusalemme Est", araba; e una "Gerusalemme Ovest", ebraica. Ma Gerusalemme non è mai stata una città araba: gli ebrei vi costituiscono la maggioranza dal 1870, e la scomposizione fra Est e Ovest è prettamente geografica; non politica.
Nel 1880 gli ebrei rappresentavano il 52% di Gerusalemme Est, e nel 1914 erano ancora il 42% della Città Vecchia. Nel 1948 vivevano 100.000 ebrei a Gerusalemme, contro 65.000 arabi. Un censimento condotto congiuntamente da Israele e Giordania rivelava nel 1961 che il 67.7% della popolazione della città era ebraica. Una foto scattata dall'alto nel 1967 confermava la natura della cosiddetta "Gerusalemme Est": una affollata città murata, punteggiata da quartieri contornati da villaggi.
Sebbene la riunificazione della città abbia trasformato Gerusalemme nella città più grande di Israele, i leader palestinesi continuano a rifiutare questa realtà. La loro rivendicazione di "Gerusalemme Est" include i luoghi sacri dell'ebraismo - incluso il Quartiere Ebraico e il Muro Occidentale - che gli arabi si sono ben guardati dal proteggere, e l'impossessamento di quartieri che ospitano una significativa quota della popolazione ebraica moderna.
Con una popolazione complessiva di quasi 900 mila abitanti (dati del 2013), separare "Gerusalemme Est" da "Gerusalemme Ovest" è praticabile e accettabile come dividere nuovamente Berlino in due città.
Gli arabi rivendicano Gerusalemme, la città ebraica per antonomasia, sulla base di un principio molto semplice: "ciò che è mio, è mio; ciò che è tuo, è mio": un modo di pensare tutto palestinese per porre fine al conflitto con gli israeliani. Questo concetto è ben espresso nel cosiddetto "diritto al ritorno": non solo a Gerusalemme, la capitale dello stato ebraico; ma anche in tutto Israele.
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