lunedì 14 settembre 2015

Davvero gli insediamenti israeliani sono un ostacolo alla pace?


di Alan Dershowitz*

Davvero la politica israeliana finalizzata alla costruzione di edifici ad uso residenziale in un'area nota come West Bank, è il motivo principale per cui non si raggiunge una pace definitiva fra Gerusalemme e palestinesi? la risposta a questa domanda, nonostante tutto il clamore sollevato a proposito dei cosiddetti "insediamenti" è: NO. Gli insediamenti israeliani nel West Bank non sono il principale ostacolo ad un accordo di pace. Il collocare la questione in un contesto storico lo chiarirà appieno.
Per due decenni prima del giugno 1967, il West Bank - inclusa parte di Gerusalemme - è ricaduto sotto il controllo della Giordania. Durante questo arco di tempo, durante il quale Israele non ha detenuto alcun insediamento, si sono consumati diversi attentati terroristici contro lo stato nazione del popolo ebraico. In altre parole, i palestinesi hanno compiuto attacchi terroristici nei confronti di Israele, quando non esisteva alcun insediamento; e hanno continuato su questa strada, quando ci sono stati gli insediamenti. Se domani Israele si ritirasse da tutti gli insediamenti nel West Bank, è molto improbabile che le cose cambierebbero. Infatti, se la storia è maestra, il terrorismo ai danni di Israele aumenterebbe.


Nel 2005 Israele abbandonò ogni villaggio, ogni casa, ogni fattoria, ogni installazione costruita nella Striscia di Gaza. Quale è stata la risposta dei palestinesi? hanno lanciato migliaia di razzi e un numero indefinito di attacchi terroristici contro lo stato ebraico! E gli attacchi continuano anche oggi. E ogni anno il raggio di azione di questi attacchi si allunga, e la minaccia aumenta. Soltanto un sistema difensivo molto sofisticato rende lo stato relativamente sicuro: chi può biasimare Israele per la decisione di non subire minacce esistenziali su un altro fronte?
Alcuni argomentano che Israele non vanta alcun diritto nel West Bank. Consentitemi, a me professore di legge alla Harvard University, di affermare che sulla base del diritto internazionale, questa posizione è errata. L'occupazione militare è consentita secondo il diritto internazionale, se segue un'aggressione subita da uno stato vicino. La Giordania, che confina con Israele ad est, attaccò lo stato ebraico nel 1967, nonostante i ripetuti sforzi di Israele di prevenire le ostilità. Nel difendersi dalla Giordania, Israele entrò in possesso del West Bank e della parte orientale di Gerusalemme. Secondo il diritto internazionale, fino a quando un accordo definitivo di pace è raggiunto, e prima ancora fino a quando le ostilità non cessano; Israele ha tutto il diritto di mantenere il controllo militare di quest'area.


Dal momento che non è stata raggiunta alcuna pace, e il terrorismo non conosce soluzione di continuità, con nuovi attacchi scatenati a cadenza giornaliera, Israele non ha alcun vincolo legale che lo costringe a lasciare il West Bank. Alla luce della posizione di pericolo in cui si collocherebbe qualora lasciasse unilateralmente il West Bank - esponendo i suoi centri principali e l'unico aeroporto internazionale ad attacchi missilistici - sarebbe da irresponsabili lasciare il campo: ecco perché Israele è ancora lì.
Ciò non toglie che sia condivisibile che una piena occupazione militare è cosa ben diversa, dal punto di vista giuridico come politico, dal costruire installazioni ad uso civile, anche in territori che sono legittimamente soggetti ad occupazione militare. Ecco perché da tempo mi oppongo alla costruzione di insediamenti nel West Bank. Credo che abbia cagionato tensioni e abbia fornito ai nemici di Israele un pretesto per attaccare la legittimità dell'occupazione in generale. È anche per questo che ho sempre sostenuto gli sforzi di Israele di scambiare territori in cambio di accordi di pace, come più volte fatto negli ultimi decenni.


Per cui se gli insediamenti possono aver contribuito ad allontanare la prospettiva di una pace, non sono certi stati l'ostacolo principale additato dai nemici di Israele. Non è questa la ragione per cui non c'è un accordo di pace fra israeliani e palestinesi! La ragione è sempre stata, e sempre rimane, l'indisponibilità dei leader palestinesi - e, secondo i sondaggi, della maggior parte della popolazione palestinese - a riconoscere il diritto di esistere di Israele come patria del popolo ebraico. Fino a quando i palestinesi non riconosceranno il diritto da parte di Israele di non essere aggredito militarmente, di non essere attaccato terroristicamente, e di non essere assaltato diplomaticamente; non ci sarà alcuna soluzione alla questione israelo-palestinese.


Quando queste condizioni, alla base della soluzione dei "due popoli per due stati" - uno per il popolo ebraico, uno per il popolo palestinese - saranno raggiunte, l'occupazione cesserà, la questione degli insediamenti sarà risolta, e la benedizione di una pace reciproca sarà finalmente conseguita.

* Professore di Diritto alla Harvard University
per Prager University.

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