giovedì 23 febbraio 2017

Dura la vita degli oppositori al regime palestinese


Non tutti sanno che i territori palestinesi possono rivelarsi una prigione per chi vi abita; specie per chi professa orientamento e opinioni difformi da quelli del regime di Abu Mazen.
Lo ha scoperto, sulla sua pelle, Najat Abu Bakr, parlamentare a Ramallah in rappresentanza del distretto di Nablus. Già un anno fa la coraggiosa deputata avviò un sit-in davanti al Palestinian Legislative Council (PLC), con cui intendeva protestare per il tentativo di arresto da parte delle forze di polizia palestinesi, che in questo modo si facevano beffe dell'immunità di cui teoricamente gode. La Abu Bakr è da tempo nota per la determinazione con cui denuncia la corruzione del regime di Abu Mazen.
Ad un anno di distanza, la parlamentare palestinese gode nuovamente delle attenzioni del regime. L'Autorità Palestinese le ha negato mercoledì il visto, mentre si accingeva a dirigersi in Libano - sponda giordana - per ritirare un premio. Alle rimostranze nei confronti delle guardie di confine, Najat Abu Bakr ha appreso che la decisione è provenuta dalle «alte sfere del regime».

La parlamentare palestinese ha motivo di temere: a dicembre le autorità hanno revocato - a lei, e ad altri quattro deputati - l'immunità parlamentare, presumibilmente perché tutti distintisi per la denuncia del malaffare palestinese. Una prerogativa peraltro simbolica, dal momento che dal 2007 l'attività parlamentare a Ramallah è stata di fatto sospesa per ordine dell'ANP.
La coraggiosa parlamentare palestinese lo scorso anno ha denunciato una mazzetta da almeno 800.000 shekel, intascata da un ministro palestinese per agevolare un progetto privato. A suo tempo la signora Abu Bakr puntò il dito contro il crescente stato di polizia palestinese, che fagocita le libertà basilari e militarizza la società palestinese. Una denuncia che le valse tutt'altro che generalizzata solidarietà.

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