martedì 21 febbraio 2012
Palestinesi senza energia per colpa di Hamas
L'organizzazione terroristica islamica che dal 2006 controlla la Striscia di Gaza (in coabitazione con Al Fatah; dal 2007, esclusamente, dopo un sanguinoso colpo di stato che ha estromesso l'organizzazione di Abu Mazen) tiene da diversi giorni al buio la popolazione locale.
L'energia elettrica erogata è ridotta al minimo, nonostante gli sforzi del vicino Israele, che da nord fornisce elettricità alla Striscia. L'Egitto tarda a far pervenire combustibile che alimenti le centrali elettriche: non potendo passare per il valico di Rafah, le autorità del Cairo hanno precisato che invieranno combustibile tramite il valico di Kerem Shalom che collega il nord di Gaza allo stato ebraico, e dal quale passano tutti i giorni tonnellate di medicinali, generi alimentari e materiale da costruzione. Ma Hamas ha rifiutato sdegnata.
Non perché energia non arrivi già dagli "impuri sionisti", come già detto; ma perché ciò priverebbe l'organizzazione di ingenti profitti derivanti dal fiorente contrabbando che si realizza nelle migliaia di tunnel clandestini che collegano l'Egitto al sud della Striscia di Gaza. Gli egiziani hanno chiarito che non faranno più passare combustibile dai tunnel, per non alimentare la speculazione di Hamas. Che un anno fa ha detto stop alle forniture di combustibile destinato alla centrale elettrica locale, e proveniente da Israele.
Le organizzazioni internazionali premono affinché i fondamentalisti islamici che governano Gaza cedano alla ragionevolezza, evitando ulteriori sofferenze ai palestinesi. Ma è verosimile ritenere che le esortazioni non giungeranno a destinazione: ancora una volta, è più produttivo per la propaganda del regime l'immagine di una popolazione sofferente; che tragicamente non può che prendersela con il governo che essa stessa ha eletto sei anni fa.
E nel frattempo a Gaza la luce manca da otto a diciotto ore al giorno...
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