venerdì 8 novembre 2013

Stati Uniti "espulsi" dall'UNESCO

Ricordate la decisione clamorosa dell'UNESCO? sul finire del 2011 l'agenzia ONU con sede a Parigi, che dovrebbe occuparsi di cultura, di istruzione e di scienza e storia, decise a sorpresa di accogliere l'autorità palestinese fra i propri stati membri. Scatenando scalpore, dal momento che la decisione di riconoscere dignità di membership ad un'entità statuale deve essere il punto di arrivo di un lungo processo formale, fissato dal diritto internazionale nella Convenzione di Montevideo del 1933.
Quella decisione unilaterale, e puramente politica, irritò non pochi gli Stati Uniti, che non avevano ancora subito la macabra metamorfosi del secondo mandato Obama, i quali annunciarono che avrebbero cessato di foraggiare l'organizzazione; stracciando un assegno che ogni anno copriva oltre un quinto del bilancio dell'UNESCO.
Oggi, a distanza di due anni, si apprende che l'agenzia delle Nazioni Unite ha sospeso il diritto di voto degli USA, constatata l'indisponibilità di Washington di fornire spiegazioni in merito alla mora prolungata, costata a Parigi quasi mezzo miliardo di dollari in due anni.
L'iniziativa unilaterale dell'UNESCO ha impresso un primo poderoso colpo al processo di pace tracciato dagli Accordi di Oslo del 1993, che prevedevano l'impegno al reciproco riconoscimento e la cessazione della lotta armata, come step preliminari alla costituzione di uno stato palestinese; che sarebbe seguito al suo embrione - ANP - copiosamente finanziato dall'ingenuo Occidente in tutti i vent'anni successivi.
Dal momento che gli Stati Uniti finanziano copiosamente l'ONU e l'UNRWA, l'auspicio è che analoga misura venga presa bilateralmente con riferimento a queste agenzie: dove, ormai, il peso dei paesi non allineati, guidati dalla fresca potenza nucleare iraniana, è ormai preponderante.

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