Neturei Karta è un gruppetto di circa 5.000 ebrei ultraortodossi animati da bizzarre idee: al punto da negare legittimità e la stessa esistenza dello stato di Israele. Costituiscono lo 0,06% della popolazione dello stato ebraico, eppure le loro rimostranze sono spesso indicate dalla stampa internazionale come testimonianza del reale sentimento degli israeliani; spazzando logica e buon senso che si soffermano inevitabilmente sulla infima rappresentatività di questi megalomani.
Esempi simili di strabismo giornalistico non mancano, quando si parla di Israele: Breaking the Silence, +972 Magazine, B'Tselem sono organizzazioni non governative, animate da una agenda apertamente ostile ad Israele, quando non manifestamente antisemita, che però riscuotono attenzione e consenso da parte dei media, lesti a propagandare accuse strampalate e inverosimili, a costo di rimettere il residuo di credibilità di cui godono.
Qualche giorno fa ha fatto scalpore la notizia della defenestrazione di Atef Abu-Alrub, collaboratore del gruppo di estrema sinistra B'Tselem, già assurto agli onori della cronaca in passato per le sue posizioni ostile alle forze di difesa israeliane (IDF) e allo stesso governo di Gerusalemme. Atef Abu-Alrub avrebbe confidato ad un giornalista sotto copertura che «l'Olocausto è una menzogna» a cui non crede. Dopo la divulgazione dello scoop ad opera della televisione israeliana, a settembre, un portavoce della ONG si è scagliato contro l'autore della rivelazione, Tuvia Tenenbom, argomentando che le affermazioni del suo collaboratore siano state estrapolate dal contesto.
Tuttavia, ieri sulla pagina Facebook di B'Tselem si legge che la ONG sta «seriamente indagando sull'accaduto». Dopo aver visionato il video nel quale Atef Abu-Alrub riporta le sue incredibili affermazioni, B'Tselem riconosce che, al contrario dell'orientamento iniziale, il collaboratore ha in effetti pronunciato le affermazioni calunniose nei confronti dello Shoah.
Imbarazzo ed irritazione da parte della ONG, che probabilmente procederà nei prossimi giorni ad un tentativo di normalizzazione, silurando il collaboratore. Ma non è la prima volta che B'Tselem manifesta questi atteggiamenti "equivoci": a metà dello scorso anno un cineoperatore che collabora con l'organizzazione, fu sorpreso a lanciare pietre contro le forze di sicurezza israeliane, prima di invocare la propria scarcerazione trincerandosi dietro l'immunità che gli consentirebbe l'appartenenza alla stampa. B'Tselem liquidò la faccenda licenziando in tronco il cameraman: si fa così, per mantenere la credibilità. Ad uso e beneficio dei creduloni.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55552
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