lunedì 18 febbraio 2013

Dove sono finiti tutti i miliardi versati ai palestinesi?

di Barry Rubin*

Il primo ministro dell'Autorità Palestinese (AP) Salam Fayyad ha dichiarato che il regime è a corto di liquidità. Un lettore nel frattempo mi chiede: «mi puoi spiegare perché a 20 anni dagli Accordi di Oslo e con miliardi di dollari di aiuti internazionali, l'AP non dispone di moderni ospedali? perché i paesi donatori versano contributi a pioggia senza manco aspettarsi qualche minimo risultato che salvi la faccia?»
E' una buona domanda. La risposta breve è: conti in Svizzera. In altre parole, una consistente quantità di denaro è stata distratta. Non c'è niente di peggio di governanti - specie un popolo povero - che da un lato lamentano le condizioni misere del proprio popolo, e dall'altro ne approfittano. Ovviamente, un osservatore che vede i palestinesi in condizioni di povertà, tende a biasimare per questo Israele, in tal modo esacerbando la causa effettiva di questa situazione: la politica intransigente dei leader palestinesi.
La ricchezza personale del "presidente" Mahmoud Abbas è stimata in 100 milioni di dollari. Per avere un'idea delle cifre in ballo, si sommi a questa somma i milioni di dollari di esponenti di primo e secondo piano dell'AP e del partito Al Fatah, assieme alle centinaia di milioni di dollari che Arafat ha trafugato all'estero. Una cifra di mezzo miliardo di dollari destinata in vent'anni ad un'entità che governa poco più di due milioni di anime.
Ho visto personalmente le ville dei leader dell'OLP a Tunisi, nel West Bank e a Gaza. Ho seguito in dettaglio la saga delle fortune personali di Arafat, e di come ha usato la corruzione per perpetrare il suo potere. Con i suoi seguaci che ancora oggi controllano il movimento palestinese.
E' facile dimenticare che l'AP esiste da 18 anni e che ha governato su virtualmente ogni palestinese da 16 anni a questa parte. E' un periodo di tempo lunghissimo. E mentre Israele può essere biasimato di disturbo e di ostacolo, il suo ruolo in questa faccenda è del tutto limitato. Le iniziative israeliane che hanno danneggiato l'economia palestinese, sono sempre state in reazione ad atti di terrorismo, di aperta violenza e di ostilità vera e propria condotta dalla stessa AP.
I donatori internazionali hanno capito che, a prescindere dai benefici umanitari dei vari progetti, essi saranno eseguiti solo se mettono mano al portafoglio e lo controllano direttamente. Un classico esempio è stato lo sforzo profuso per costruire un sistema di semina efficiente nella Striscia di Gaza, prima del colpo di Stato di Hamas: è stato ritardato per anni, con l'AP che non ha fatto nulla per rilanciarlo.
I leader dell'AP hanno ricevuto più denaro pro-capite di nessun altro nella storia, e i risultati conseguiti sono stati tutt'altro che impressionanti. I leader hanno saccheggiato il denaro, usandolo a fini politici per acquistare il consenso, nonché per assoldare una sproporzionata forza di sicurezza con il compito di sorvegliare sull'AP, fornendo lavoro e retribuzioni ai seguaci più vicini.
Da notare come negli ultimi anni, da quando Hamas ha assunto il controllo della Striscia di Gaza, la maggior parte del denaro è affluita nel solo West Bank, sebbene una parte sia impiegata per pagare i dipendenti dell'AP a Gaza, garantendosene in tal modo la lealtà. In altre parole, il livello degli aiuti finanziari è rimasto il medesimo, mentre il numero di persone teoricamente beneficiarie si è ridotto alla metà.

Ciononostante, l'AP non riesce a garantire un impiego alla sua gente, o a lavorare a buone istituzioni. Appartamenti lussuosi spuntano come funghi, ma difettano ospedali, scuole e migliorie alle infrastrutture. Malgrado l'economia palestinese vada abbastanza bene (come potrebbe essere altrimenti con questo fiume di denaro?), il regime non riesce nemmeno ad imporre la propria legge, vietando ai palestinesi di lavorare nelle aziende ebraiche situate nel West Bank: migliaia di palestinesi vi prestano servizio.
Il primo ministro Salam Fayyad è rispettato in Occidente come persona relativamente onesta, scrupolosa e moderata, intenta a prevenire le malversazioni. Ma dal punto di vista politico egli è completamente ininfluente. E la leadership di Fatah lavora da tempo per liberarsene in modo da avere accesso esclusivo alla cassaforte. Hamas vorrebbe che fosse licenziato. Soltanto le pressioni degli stati donatori lo ha mantenuto al suo posto: ma ancora per quanto tempo?
Perché il mondo intero non bada ai furti di denaro pubblico, agli sprechi, alle malversazioni e alla corruzione? è semplice:

- il denaro non è devoluto per finalità di sviluppo, ma per motivi politici: consentire all'AP di andare avanti, evitando che Hamas prenda il potere nel West Bank. Ecco perché il presidente Obama, con il sostegno del governo israeliano, ha spinto il Congresso a fornire nuovi e maggiori aiuti all'AP. Obama non ha avuto nulla da obiettare alla decisione dell'AP di impiegare il denaro per pagare la propria burocrazia a Gaza, andando ciò a beneficio anche di Hamas;
- fornire denaro all'AP presumibilmente sostiene la causa di pace e pertanto è considerato doveroso in Occidente, anche se l'AP non fa nulla per la pace. Dal punto di vista cinico della leadership occidentale si può dire che finanziare queste iniziative serve a mantenere la pace sociale, a fronte dei tanti altri problemi che affliggono l'area. Ecco perché chiudono un occhio di fronte al tentativo di riconciliazione con Hamas, che peraltro non va avanti da tempo;
- i media, di ispirazione progressista e il mondo accademico, non apprezzano Israele e si rifiutano di criticare l'AP perché si ritengono "moderati", "amanti della pace", "brave persone" e vittime. I palestinesti, dopotutto, non sono cristiani, non sono occidentali e - usando un modo di dire comune oggi nei reality - sono "non bianchi".

In tutto questo contesto i contribuenti forniscono il denaro, che la leadership palestinese ruba o usa per finalità politiche, con il palestinese medio che soffre per questo, e non per una presunta "occupazione israeliana" da tempo terminata. La loro persistente sofferenza - malgrado i loro governanti abbiano ricevuto più denaro pro-capite di quanto sia mai stato versato nella storia, senza che ciò ne abbia migliorato le condizioni - è usata contro Israele. Se, come pare, Al Fatah è finalmente riuscita a mettere le mani sulla cassaforte, escludendo dal controllo finanziario Fayad, giudicato troppo onesto; la situazione non può che peggiorare.

* Rubin Reports.

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