Morto un Mubarak se ne fa un altro. Il presidente deposto della repubblica araba d'Egitto è ancora in vita, anche se non se la deve passare molto bene, malgrado le preghiere e i rimpanti dei suoi concittadini, passati dalla pentola del nazionalismo arabo blando del vice della presidenza Sadat, che condusse alla pace con Israele, alla brace del fondamentalismo islamico in grisaglia.
Così, mentre il paese è allo sbando, mentre gli oppositori sono messi in condizioni di tacere, mentre l'economia è al collasso, con i resort deserti e la lira egiziana in caduta libera; il presidente in carica, espressione dei Fratelli Musulmani, ha pensato bene di varare una misura di stimolo del turismo locale, prenotando non una, ma ben dodici suite del prestigiosissimo Hilton Hotel di Taba; la località balneare situata sul Mar Rosso, a pochi metri dal confine con lo stato abitato secondo Morsi tuttoggi da scimmie e maiali.
Sdegno e riprovazione da parte degli egiziani, in preda ai morsi della fame, secondo quanto riferisce il quotidiano Al Arabiya, di certo imparziale sul tema. La direzione dell'albergo conferma l'arrivo del presidente-dittatore egiziano, precisando che le suite sono state occupate dalle mogli di barbagrigia e da gerarchi del partito. Lo stipendio da presidente non consente a Morsi il pagamento di una vacanza da sogno, con tanto di viaggio in jet privato (da 6000 dollari all'ora), per cui gli egiziani si domandano da quali casse siano stati prelevati i dollari necessari per pagare l'Hilton.
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