Hai voglia tu a credere che il percorso di pace tracciato dagli Accordi di Oslo - riconoscimento di Israele, riconoscimento dei trattati di pace precedentemente sottoscritti, rinuncia alla lotta armata e al terrorismo - stia producendo dopo vent'anni i suoi sudati frutti; hai voglia ad insistere nel giudicare "Abu Mazen" un interlocutore moderato, altro che i terroristi di Hamas; hai voglia a credere che il riconoscimento dell'autorità nazionale palestinese come stato osservatore non membro alle Nazioni Unite possa rappresentare un primo passo verso un futuro stato palestinese; hai voglia a versare fiumi di denaro, e pazienza se nel frattempo ad arricchirsi sono soltanto i clan e le consorterie legate al successore di Arafat: la realtà è che la pace rappresenta una chimera che si avvicina soltanto nella mente degli ingenui. Che poi uno ci crederebbe pure che esistono i moderati, oltre agli integralisti, e che sì, insomma, si possa tollerare un po' di corruzione, i toni razzisti («il futuro stato palestinese sarà judenrein»), l'indisponibilità ad impegnarsi seriamente in un negoziato bilaterale, fatto di sacrifici e di concessioni reciproche; ma poi capisce che la brama di conservare il potere personale - se le elezioni a Ramallah e dintorni si tenessero oggi, Al Fatah (il partito di Abu Mazen) le perderebbe drammaticamente - e il peso ormai schiacciante di Hamas nei rapporti fra le due fazioni palestinesi, finiscono per chiarire inesorabilmente cosa ci aspetta.
Giovedì il "primo ministro" di Gaza, Ishmael Haniyeh, ha precisato che un futuro governo unitario palestinese, di cui si discute sterilmente da mesi e mesi, non potrà vedere la luce se non si accantonerà definitivamente la prospettiva di riconoscere lo stato di Israele; e che la riconciliazione fra l'anima gazana e quella cisgiordana non sarà cosa concreta se si perseguirà lo spirito degli Accordi di Oslo del 1993. Insomma, non è questione di territori contesi, o "occupati", come dicono i palestinesi: gli israeliani vanno gettati in mare, e la Palestina deve occupare tutto il territorio compreso dal Giordano al Mediterraneo. Prendere o lasciare.
L'organizzazione terroristica che dal 2006-2007 governa autoritariamente la Striscia di Gaza ha anche trovato il modo di biasimare il governo bulgaro, che qualche giorno fa ha espulso una delegazione in visita ufficiosa a Sofia. Il governo bulgaro ha stigmatizzato senza appello la responsabilità di Hezbollah nell'attentato di Burgas, dove hanno perso la vita cinque israeliani, e ha respinto con fermezza invidiabile il tentativo degli emissari del "partito di Dio" di ispirazione iraniana di condizionare le indagini e gli sviluppi successivi. Il tentativo di ripetere l'esperienza libanese, dove Hezbollah è riuscita ad influenzare il tribunale speciale che indagava sui responsabili dell'assassinio di Rafiq Hariri, ex primo ministro di Beirut, è fallito. Ciò non toglie che i fondamentalisti islamici che governano la Striscia stiano riuscendo a farsi accettare da sempre più cancellerie europee: malgrado l'Unione Europea consideri Hamas una organizzazione terroristica, al pari di Stati Uniti e tanti altre nazioni; a sentire i suoi esponenti soltanto Germania e repubblica ceca sarebbero risolute nel non compiere un passo indietro in tal senso.
Con tanti saluti alla mitica e mitizzata pace in Medio Oriente...
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