Il rifiuto di Abu Mazen di negoziare una pace con gli israeliani sta costando caro al popolo palestinese. Secondo l'agenzia di stampa Quds Net, diversi stati arabi di grosse dimensioni si stanno rifiutando di inviare a Ramallah i promessi aiuti finanziari pari a circa 100 milioni di dollari al mese, a fronte dell'indisponibilità del presidente dell'autorità palestinese di incontrare il primo ministro israeliano per discutere concretamente di pace (in realtà Abu Mazen ha posto un lungo elenco di precondizioni per iniziare un dialogo, che è cosa ben diversa da un negoziato vero e proprio; ma le condizioni imposte sono evidentemente assurde e irricevibili).
La pressione degli stati arabi, stanchi di un processo di pace paralizzato da anni, e non certo per volontà israeliana, si spinge fino alla proposta di indire immediatamente nuove elezioni legislative e presidenziali. Gli organi democratici dell'ANP sono infatti scaduti da anni, ma il leader dell'OLP si rifiuta di rimettere il mandato nelle mani del popolo; probabilmente, nella fondata convinzione di uno smacco totale: alla fine del 2012 si sono tenute elezioni amministrative, che hanno visto la sconfitta di quasi tutti i candidati di Al Fatah, il partito di Abu Mazen. La determinazione degli stati arabi e del Golfo Persico a superare lo stallo nel processo di pace si spinge fino ad aver esplicitato che nuovi fondi saranno elargiti soltanto dopo che la leadership palestinese si siederà ad un tavolo assieme al governo di Gerusalemme.
A testimonianza di come la causa palestinese sia miseramente crollata, si apprende oggi di una pratica obiettivamente riprovevole da parte del governo egiziano: che riempirebbe di acqua di tunnel clandestini scavati al confine con la Striscia di Gaza, per provocarne il collasso e la morte certa per annegamento dei palestinesi che vi transitano per il contrabbando. Lo rivela il Times of Israel; conferme giungono da fonti palestinesi, secondo cui i "proprietari" di questi tunnel si sarebbero a loro volta dotati di pompe idrauliche per tentare d contrastare l'operato del governo del Cairo svuotando i tunnel. La decisione di Morsi non trova favorevole Hamas, che dal contrabbando illegale trae una quota significativa delle proprie entrate, grazie alla lucrosa cresta che pratica sulle merci in transito.
Nessun commento:
Posta un commento