giovedì 7 febbraio 2013

I palestinesi che non interessano a nessuno

L'ostilità di Hamas nei confronti degli israeliani è cosa ben nota. Ciò non impedisce allo stato ebraico di difendersi dai continui attacchi, e di prestare soccorso alle famiglie palestinesi in difficoltà. Domenica scorsa l'esercito israeliano (IDF) ha gestito il transito attraverso i valichi di 286 camion, trasportanti 9260 tonnellate di generi alimentari, combustibili, materiali da costruzione e beni di prima necessità. Lunedì, la replica: 293 autoarticolati, con oltre 9000 tonnellate di beni. Idem martedì: 9234 camion diretti verso Gaza attraverso i valichi israeliani, di cui ben 280 trasportavano frumento.
Nel solo 2012, gli ospedali israeliani hanno fornito assistenza e trattamento sanitario e medico ad oltre 28000 palestinesi; di cui oltre 21 mila erano bambini.

Questo supporto umanitario fa provare un comprensibile moto di vergogna da parte di chi, accecato da odio antisemita, cerca di convincere l'opinione pubblica che la Striscia di Gaza sia sotto assedio. Ci ha provato un anno fa Kulhood Badawi, la funzionaria dell'ONU che dal suo account di Twitter diffondeva immagini fasulle di una bambina perita in circostanze tragiche nel 2006, spacciandola per vittima di una fantomatica aggressione israeliana. L'attivista filopalestinese è stata prima sospesa dall'incarico, e proprio in questi giorni licenziata dal Palazzo di Vetro: forse il primo caso del genere. D'altro canto, data la platealità della diffamazione, diverso provvedimento censorio era inimmaginabile.
Il tentativo di discreditare lo stato ebraico è quotidiano e condotto su molteplici mezzi di informazione. Che si tratti di sentimento antisemita e non di ragionevole amore per il popolo palestinese, è testimoniato dal disinteresse che esso suscita quando è vittima della mano araba.

Il campo di Yarmouk, in Siria, ospitava oltre 150 mila profughi palestinesi, prima dello scoppio della guerra civile che ha mietuto oltre 60 mila vittime, secondo le stime dell'ONU. Molti palestinesi sono fuggiti per scampare alla morte, ma tuttora in questo squallido agglomerato di tende e catapecchie vivono diverse diecine di migliaia di profughi; senza cittadinanza, senza diritti, senza assistenza ne' possibilità di accedere ad istruzione, a servizi sociali e a mestieri e professioni. E con la costante minaccia di essere bombardati dall'esercito di Assad.
Più fortunati sono i fratelli palestinesi che vivono a Gaza, come detto. L'unico effetto sgradevole del continuo conflitto fra i terroristi di Hamas, che amministrano la Striscia di Gaza dal 2007, ed Israele, è l'incapacità di approvvigionarsi via mare di armi e munizioni. Ma meglio che ricevere bombe e proiettili sul capo, no?
A differenza di Gaza, ad Yarmouk il blocco c'è; ed è totale. In un articolo apparso sul quotidiano in lingua araba PalToday, si apprende che il governo di Damasco tiene il campo profughi di Yarmouk sotto completo assiedio: da un mese non entrano generi alimentari ne' farmaci ne' tantomeno beni di prima necessità. Secondo una fonte mediorientale, il blocco sarebbe in essere dal 23 dicembre: da sette settimane.
Nel frattempo, nessuna dichiarazione di condanna o di censura è stata emessa dall'ONU; nessuna organizzazione umanitaria ha sentito il bisogno di denunciare lo stato d'assedio, nessun flottiglia è salpata alla volta della Siria, nessun parlamentare ha interpellato il rispettivo governo chiedendo lumi su questa tragedia; nessuna pagina con centinaia di migliaia di iscritti è stata aperta su Facebook, ne' alcun articolo è stato scritto sulla stampa, con il puntuale codazzo di lettori indignati per la prigione siriana a cielo aperto. Niente. L'unico mezzo di informazione che ne parla è un blog sionista.
Vergogna.

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