giovedì 13 febbraio 2014

È tempo di investimenti


L'economia sta migliorando, ci avvisano gli esperti. Gli Stati Uniti procedono al galoppo, l'Europa sta faticosamente uscendo dalla recessione, e la Cina non preoccupa più di tanto. Merito soprattutto della ripresa degli investimenti, favoriti dai bassi tassi di interesse e dalla abbondante liquidità.
Insomma, bisogna avere fiducia e investire, per uscire dalla crisi; è il monito corale degli economisti. È anche per questo che l'autorità palestinese ha deciso di aumentare gli stanziamenti a favore dei terroristi rilasciati in tempi diversi dalle carceri israeliane, in ossequio ad negoziati di pace che però si sono risolti in gesti di buona volontà soltanto unilateralmente. Palestinian Media Watch rende noto che il governo di Ramallah ha reso disponibili ulteriori 46 milioni di dollari per il 2014, per i criminali rilasciati da Gerusalemme, in aggiunta alle svariate centinaia di milioni di dollari stanziati in un bilancio bucato come una forma di gruviera per lo stesso scopo. Bizzarra ipocrisia, quello dei governi occidentali: che denunciano e deplorano il terrorismo mondiale, e si rifiutano sdegnati di sostenere finanziariamente chi attenta alla vita altrui; salvo versare nelle casse di Abu Mazen ingenti somme - due miliardi di euro, soltanto negli ultimi cinque anni, l'Unione Europea - che in significativa parte finiscono nelle tasche di chi ha le mani ancora macchiate del sangue di innocenti.
Hamas non sta a guardare. Per non sfigurare di fronte ai nemici/rivali del Fatah, l'organizzazione terroristica che governa la Striscia di Gaza sta lavorando alacremente al progetto M75. Si tratta di un missile a medio raggio, in grado di raggiungere agevolmente Tel Aviv. Gli attacchi incessanti di fine 2012, che condussero all'operazione Pillar of Defense, hanno indotto gli integralisti islamici della Striscia a correggere il tiro. Il prosciugamento delle forniture mediante i tunnel che collegavano l'enclave palestinese all'Egitto, la neutralizzazione delle piattaforme di lancio e degli impianti militari da parte dell'aviazione israeliana, e la prospettiva di colpire una zona nevralgica dello stato ebraico, hanno indotto Hamas a lavorare sempre più nel sottosuolo, scavando cunicoli e gallerie dove si prepara febbrilmente il prossimo attacco.
La minaccia di una escalation nelle capacità di aggressione da Gaza sta inducendo il governo israeliano a correre ai ripari, per proteggere la numerosa popolazione di Tel Aviv. Aumentano gli stanziamenti nell'Iron Dome, il sistema di difesa rivelatosi tanto efficace quanto costoso: una singola batteria costa dai 35 ai 50 mila dollari, e occorrono svatiate munizioni per fronteggiare l'aggressività del terrorismo palestinese. Ciò sta costringendo Gerusalemme ad approntare misure di bilancio dolorose e impopolari. Gli stanziamenti per la difesa tirano da un lato la coperta della copertura finanziaria, sacrificando la spesa sociale. Da alcuni giorni gli 850 medici dei due ospedali della capitale sono in sciopero, dopo i ritardi e poi i tagli alle retribuzioni. Le due sedi dell'Hadassah - una struttura formalmente privata - di Ein Kerem e del Monte Scopus hanno accumulato un passivo di 368 milioni di dollari, che il governo esita a coprire. L'Hadassah cura quasi un milione di pazienti all'anno; fra questi, non pochi palestinesi provenienti proprio dalla Striscia di Gaza. Probabilmente le cure sanitarie sarebbero più facilmente erogabili se il governo non fosse costretto a proteggere la stessa vita dei suoi cittadini dalle minacce terroristiche. Ma questo ad Hamas interessa poco; salvo quando a Gerusalemme deve mandare i suoi propri cari.

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