fonte: Elad Benari, Arutz Sheva
Meir Rosenne, ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e in Francia, ha affermato mercoledì che le comunità ebraiche in Giudea e Samaria sono legittime, secondo il diritto internazionale.
Rosenne ha commentato con Arutz Sheva la decisione della Corte Penale Internazionale con sede all'Aja, che ha respinto una istanza dell'Autorità Palestinese nei confronti di Israele, per presunti crimini di guerra durante l'operazione Piombo Fuso a Gaza nel 2009.
Il procuratore ha evidenziato che soltanto gli stati sovrani possono fare un esporto alla CPI, mentre l'AP è soltanto un osservatore in seno alle Nazioni Unite, e non un membro effettivo.
Rosenne ha notato come "l'AP non è uno stato. C'è l'Autorità Palestinese, e poi c'è Hamas che controlla Gaza, ma essi non sono definibili uno stato. Tutti i documenti ufficiali dell'ONU connessi alla Risoluzione 242 non citano mai l'aggettivo "Palestinese". E ha aggiunto che secondo il diritto internazionale le comunità ebraiche residenti in Giudea e Samaria hanno una piena legittimità giuridica: «i giuristi americani affermano che Israele è titolare di più diritti su questo territorio. Qualunque esperto di diritto che esamina questi documenti rileverà che non si fa alcuna menzione di concetti come il "West Bank" o i "territori occupati", ma casomai di Giudea e Samaria. E' questa la terminologia che compare nei documenti ufficiali dell'ONU».
Secondo la Convenzione di Ginevra tutte le comunità ebraiche sono legittime: «l'articolo 49 afferma che una potenza occupante non può forzare la propria popolazione ad occupare i territori contesi. E' quanto occorse durante la II Guerra Mondiale, quando la Germania costrinse con la forza i tedeschi a risiedere nella Polonia occupata. Ma nel nostro caso, Israele non ha mai occupato la Giudea e la Samaria: questa è un'area mai appartenuta ad alcun altro stato. L'occupazione giordana (fra il 1948 e il 1967, NdT) non è mai stata riconosciuta, al pari dell'occupazione egiziana della Striscia di Gaza. Il destino di queste aree dovrebbe risultare da negoziati fra le parti. I coloni non sono mai stati costretti ad entrare in questi territori, per cui agiscono nella piena legittimità».
Sempre secondo il diritto internazionale, i terroristi detenuti in Israele non devono essere considerati prigionieri di guerra: «la Convenzione di Ginevra afferma che un prigioniero di guerra è tale quando impiega manifestamente armi, indossa una uniforme e rispetta il diritto di guerra. I terroristi non mostrano apertamente le armi, non vestono uniformi e non rispettano certo il diritto di guerra quando ammazzano i bambini (o li usano come scudi umani, NdT)». Ciononostante, Israele comunque consente loro di vedere i propri avvocati, pur se terroristi.
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