sabato 21 aprile 2012

Uno spiraglio di serenità nel futuro della Siria?

L'esperienza tragica dei movimenti passati infelicemente alla storia come "primavera araba" induce alla cautela: i paesi del Nord Africa hanno spazzato via regime tirannici, dispotici, corrotti, ma in discreti rapporti con il mondo occidentale e con Israele; sostituendoli progressivamente con regimi oscurantisti, fondamentalisti, in mano a teocrazie autoproclamatesi, che negano ogni dignità per la donna, per le opposizioni, per chi professa una religione diversa da quella islamica, e che spesso usano parole di fuoco nei confronti dello stato ebraico (passando in queste settimane ai fatti; per il momento, fortunatamente blandi). E' notizia di queste ore che le Nazioni Unite invieranno in Siria 300 osservatori, onde accertare il mantenimento di una fragilissima tregua fra il regime di Bashar Assad e le masse in rivolte. In poco più di un anno la repressione ha fatto diecimila vittime; in gran parte civili. Il desiderio di defenestrare il sanguinario dittatore di Damasco contrasta con la cautela: si teme il peggio, si teme l'instraurazione di un regime ancora più brutale e sanguinario. Non a caso Gerusalemme non ha mai preso posizioni ufficiale sulla rivolta in Siria: uno stato con cui non sono mai stati sottoscritti accordi di pace, dopo gli ultimi conflitti che hanno portato alla conquista provvidenziale delle Alture del Golan, dalle quali partivano gli attacchi siriani nei confronti della popolazione israeliana. Ma un'intervista rilasciata da Nofal Al-Dalawibi farebbe ben sperare. Il figlio dell'ex primo ministro di Damasco, ritenuto da molti il collegamento fra i rivoltosi siriani e l'Occidente, ha dichiarato in un'intervista al Times of Israel il desiderio del popolo siriano di pagare con il bagno di sangue di questi mesi la conquista di una pace duratura con tutti. Incluso lo stato di Israele. Come rileva il ToI, lo stesso fatto che un alto esponente siriano appaia ben disponibile verso un cronista israeliano induce ad un moderato ottimismo: «i siriani sono in sospensione dalla vita politica da oltre 40 anni, e non vogliono altro che pace». Al-Dalawibi ha aggiunto che la popolazione in rivolta non è interessata ad alcun accordo con Assad, definito un "batterio mafioso". Malgrado la tregua, secondo un quotidiano arabo a Londra 75 siriani sono rimasti vittima venerdì degli scontri fra le forze fedeli al regime e l'opposizione. Vani gli inviti alla cessazione delle ostilità da parte dell'inviato dell'ONU Kofi Annan.

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